A Firenze, da poco divenuta capitale d’Italia, il 14 maggio 1865 fu inaugurata la statua di Dante in piazza Santa Croce alla presenza del re Vittorio Emanuele II. La cerimonia fu preceduta da un corteo al quale presenziarono circa trecento bandiere di province, comuni, scuole, istituzioni culturali e associazioni professionali provenienti da tutta Italia: una sorta di “plebiscito simbolico” della società civile per la nascita della Nazione in nome del poeta.
La sfilata delle delegazioni provenienti da tutta Italia, riunitesi la mattina alle ore 8 in piazza Santo Spirito, attraversò la città con le proprie bandiere fino a piazza Santa Croce. Agli angoli della piazza sventolavano quattro grandi stendardi tricolori: quelli di Firenze e di Ravenna, le città della nascita e della morte di Dante, e quelli di Venezia e di Roma, città ancora escluse dal Regno d’Italia, ma simbolicamente presenti a rappresentare l’unità dell’intera nazione.
Il momento culminante della manifestazione, in cui fu scoperto il monumento a Dante davanti al re, è rappresentato, con la polifonia cromatica delle bandiere e degli stendardi, dal grande quadro di Vincenzo Giacomelli al museo di Firenze Capitale a Palazzo Vecchio.
L’inaugurazione del monumento fu uno degli atti fondanti del nuovo Stato e della sua identità: l’autore della Divina Commedia assurgeva simbolicamente a testimone della storia civile e culturale del Paese. La riscoperta di Dante come simbolo delle virtù civiche e laiche, cominciata alla fine del XVIII secolo e affermatasi nel clima romantico ottocentesco, aveva accompagnato il processo risorgimentale come mito ispiratore di politici, uomini di cultura e d’azione che si erano battuti per unire la Nazione.
Infatti il monumento di Dante a Firenze del 1865 e poi negli anni successivi tutti i monumenti celebrativi dell’Unità d’Italia posti nelle piazze delle città erano stati realizzati con il compito di svolgere una funzione pedagogica nei confronti del popolo e di sviluppare presso di esso una coscienza nazionale.
Nell’anno delle celebrazioni dantesche per il settimo centenario della morte, ricordare l’evento fiorentino del 14 maggio 1865 significa riaffermare la valenza simbolica e politica di una manifestazione di unità tra il popolo e il suo sovrano come uno dei momenti più importanti della nascita della Nazione. Ma vuole essere anche un invito ai cittadini italiani a superare, nei momenti drammatici che stiamo vivendo, gli egoismi individuali e di fazione e a stringersi attorno al Presidente Mattarella, garante della concordia e dell’unità del Paese per un futuro sereno del nostro Paese e delle nuove generazioni. Sergio Casprini