Dino Messina
dal Corriere della Sera 17 marzo
Che fine ha fatto la proposta di un museo dedicato alla storia d’Italia, lanciata due anni fa in occasione del 150° da Andrea Carandini e da Ernesto Galli della Loggia? E il fervore di iniziative culturali, mostre, collane editoriali, discussioni giornalistiche, il fiorire di una pamphlettistica a volte faziosa ma certamente vitale perché si sono spenti così rapidamente?
Nel 2011 il discorso al parlamento del presidente Napolitano e la partecipazione corale, di addetti ai lavori e di pubblico, a manifestazioni per celebrare l’Unità d’Italia aveva allontanato lo spettro di quanti temevano che i conati separatisti al Nord e la patetica nostalgia neoborbonica al Sud prevalessero sui motivi unitari. Grazie a iniziative di qualità come le mostre organizzate a Torino, che si rivelò vera capitale culturale dell’Unità, «fare gli italiani» tornò a essere uno slogan non scontato.
È anche sull’onda di quell’entusiasmo collettivo che coinvolse gli studenti di ogni grado scolastico da Nord a Sud (ricordiamo i concorsi e la riedizione della spedizione dei Mille organizzati dalla Fondazione Donat Cattin) che nel novembre 2012 è stato stabilito per legge di celebrare ogni 17 marzo l’anniversario dell’Unità nazionale. A Roma domenica 17 marzo il presidente Napolitano ha celebrato il 152° assistendo al cambio della guardia solenne con lo schieramento e lo sfilamento dei corazzieri e deporrà una corona d’alloro come omaggio a tutti i caduti per l’Unità all’Altare della Patria.
Il 17 marzo si iscrive dunque accanto al 2 giugno, festa della Repubblica, e al 7 gennaio, festa del Tricolore, come uno degli appuntamenti tesi a ricordare e consolidare la nostra identità di nazione. Stupisce che arriviamo a questo primo nuovo appuntamento quasi nella più totale distrazione. Certo la crisi finanziaria, le turbolenze politiche, il disagio sociale sono motivi sufficienti per farci stare lontani dalla retorica. Ma non per dimenticare il sentimento di comune appartenenza che ci ha aiutato ad andare avanti nei momenti difficili.