Rievocazione della figura di antifascista e dell’eroico volo di
Lauro De Bosis
1931-2011
interventi di
Sandro Rogari, Valdo Spini, Alessandro Cortese De Bosis
La cerimonia si svolge sotto l’Alto patronato della Presidenza della Repubblica
Nell’occasione sarà discusso anche il volume di A. Cortese De Bosis, Sono entrati a Roma. Dai Galli di Brenno agli Americani di Clark
(Pragmatica, 2009)
Martedì 17 gennaio 2012, ore 17.00
Sala della Biblioteca dell’Isrt – via Carducci 5/37 – Firenze
Antifascista fin dalla marcia su Roma, nel 1924 fu invitato negli Stati Uniti a tenere conferenze di carattere storico, letterario e filosofico dalla società Italia-America di New York. Nel 1926 insegnò ad Harvard, la più antica e fra le più prestigiose università americane, lingua e letteratura italiana. Nel 1927 De Bosis compone Icaro, la sola opera poetica che rimanga di lui. Icaro ottenne il premio olimpico di poesia ad Amsterdam nel 1928 e fu tradotto in inglese da Ruth Draper, la sua fidanzata donna generosa ed illuminata.
Nel 1930 Lauro de Bosis fonda “Alleanza Nazionale della Libertà”, che si proponeva di sensibilizzare l’opinione pubblica moderata, con l’invio di lettere circolari sui guasti prodotti dal regime: la soppressione delle libertà statutarie, il bavaglio posto alla stampa, il “delitto Matteotti” e il progressivo insorgere di una dittatura totalitaria, la prima del genere in Europa, dopo le leggi “fascistissime” del 1925/1929. “Alleanza Nazionale” ebbe una vita breve, ma non improduttiva. Colleghi e amici di Lauro, nel sodalizio, vennero arrestati e processati nel dicembre 1930 dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Fra gli imputati di cospirazione vi era anche la madre di Lauro, Lillian Vernon de Bosis. In quell’epoca, Lauro era in America e perciò fu l’unico a non essere processato. Fallita “Alleanza”, de Bosis decise di sfidare il regime con un gesto spettacolare, diretto a dimostrare la permanente validità della Resistenza liberale contro il fascismo. E fu il volo su Roma del 3 ottobre 1931, durante il quale disseminò 400.000 manifestini contenenti un monito e un appello al Re e al popolo italiano. Dal volo Lauro de Bosis non fece più ritorno. De Bosis comprese – a differenza di tanti, di troppi – che non bisognava aspettare secondo una più comoda ” resistenza “. Nella sua Storia della mia morte, scritta la notte prima del volo su Roma (quando già sapeva di dover morire non già per la prontezza della caccia di Mussolini al suo minuscolo aereo, ma perché i serbatoi, per non insospettire i testimoni, erano stati riempiti per un tragitto più breve, da Marsiglia a Barcellona) De Bosis si diceva convinto che ” il fascismo non cadrà se prima non si troveranno una ventina di giovani che sacrifichino la loro vita per spronare l’animo degli Italiani. Mentre, durante il Risorgimento, i giovani pronti a dar la vita si contavano a migliaia, oggi ce ne sono assai pochi. Bisogna morire. Spero che, dopo me, molti altri seguiranno, e riusciranno infine a scuotere l’opinione “.
Piero Calamandrei, nella commemorazione del ventennale del volo, pose in luce l’aspetto “risorgimentale” dell’azione di Lauro de Bosis e il suo legame tra la Resistenza al fascismo e la Guerra di Liberazione. Calamandrei ricorda che “chi primo lanciò il grido nel silenzio sconsolato furono gli uomini isolati ed esemplari che anche negli anni del buio seppero segnare la strada e mantenere la continuità tra il primo e il secondo Risorgimento. La Resistenza è stata possibile perchè Cesare Battisti, eroe che ricongiunge due secoli, è stato impiccato; perché Matteotti è stato pugnalato; perché Amendola è stato abbattuto dai sicari e Gobetti stroncato a bastonate; perché i Rosselli sono stati assassinati; perché Gramsci è stato fatto morire in galera; perché Lauro de Bosis si è inabissato nella notte dopo aver assolto il suo voto. Sono essi i precursori della Resistenza; essi i fratelli di tutti i caduti dell’ultima guerra, di tutti i torturati dai tedeschi, di tutti i trucidati dai fascisti, di tutti gli scomparsi nei campi di deportazione”.