17 MARZO
Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera
Nel 2013 il 17 MARZO è diventato un giorno di solennità civile da celebrare in ogni città italiana, nei quartieri, nei luoghi istituzionali e soprattutto nelle aule scolastiche[1]. Nei fatti, dopo i festeggiamenti del 2011 per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità nazionale e nonostante che le scuole siano invitate a programmare momenti di riflessione in proposito, l’attenzione sul significato storico-politico di questa data progressivamente si è persa tra gli italiani di ogni età.
Celebrare le date più significative della storia del nostro Paese, come il 17 marzo, il 4 Novembre, il 25 aprile e il 2 Giugno promuovendo solo retorici rituali istituzionali, spesso nell’indifferenza generale, non ha alcuna valenza educativa, se vogliamo realizzare una seria formazione alla cittadinanza e a un’attiva partecipazione alla vita civile e politica. E questo vale per tutti coloro che risiedono nel nostro Paese e in particolare per i giovani, che siano nati in Italia oppure altrove.
Di fronte al numero crescente di arrivi nel nostro Paese di migliaia e migliaia di migranti, si cercano soluzioni, come lo jus culturae, non solo per un riconoscimento formale di cittadinanza, ma anche per attuare un’effettiva integrazione nel contesto sociale, economico e culturale italiano di chi, pur provenendo da una cultura diversa, vuole accettare il nostro sistema di vita e i suoi valori caratterizzanti. Ma siamo sicuri che anche i nostri giovani, a tutti gli effetti cittadini italiani per diritto di suolo e di sangue, siano sempre realmente integrati nella società dopo un corso breve o lungo di studi? Che ne condividano i valori fondanti, che ne conoscano soprattutto le radici storiche e culturali? E come potrebbero questi giovani solo superficialmente italiani sentirsi già pienamente cittadini europei solo per qualche viaggio di piacere o di istruzione all’estero? La Francia e la Germania sono le nazioni guida dell’Unione europea non solo per motivi economici e produttivi, ma soprattutto in ragione di una forte identità nazionale.
Occorre pertanto una politica di integrazione specificatamente rivolta ai giovani italiani e non solo a quelli provenienti da altri Paesi. Politica che può essere svolta nell’ambito della scuola, ma anche coinvolgendo le associazioni di volontariato culturale, presenti più o meno diffusamente nelle nostre città: programmando per esempio viaggi gratuiti d’istruzione nei luoghi storico-artistici del nostro Paese, organizzando campeggi estivi nei suoi territori più tipici e infine istituendo forme di servizio civile obbligatorio, che siano di supporto alla Protezione civile in casi di emergenza sociale o naturale. Il servizio civile verrebbe a sostituire la leva militare obbligatoria, soppressa giustamente in Italia nel 2004, ma che nel corso degli anni era stata per molte generazioni, insieme alla formazione scolastica, un momento di partecipazione attiva a un “ dovere istituzionale”, la difesa della patria, che aveva accompagnato il nostro Paese nel suo processo di crescita sociale, politica e democratica. Tutto ciò ovviamente sarebbe oneroso per le casse dello stato, ma l’attuazione di questo programma costituirebbe un grande merito della classe politica italiana, che in questi anni ha invece mostrato la sua pochezza culturale, perdendosi in diatribe inconcludenti e in una politica di corto respiro. È invece indispensabile pensare un po’più in grande, guardare un po’ più lontano, cioè al futuro delle nuove generazioni.
Celebrare allora il 17 MARZO in un contesto di crescita civile e politica dei nostri cittadini rafforzerebbe ulteriormente la nostra identità nazionale e la coesione sociale, contribuendo a superare i momenti di allarme sociale (come quello attuale per un virus pericoloso) e soprattutto la faziosità delle divisioni, la perdita dell’interesse generale e la crisi dell’etica pubblica.
Sergio Casprini
[1] Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 28 marzo 2013