Autore Gian Enrico Rusconi
Editore Il Mulino
Collana Biblioteca Storica
Pagine 320
Prezzo Euro 24,00
«La Germania tutta deve gettarsi su un solo nemico, su quello che è il più forte, il più potente e il più pericoloso e questo può essere soltanto l’Occidente, la Francia-Inghilterra. Il destino dell’Austria si deciderà sulla Senna, non sul Bug in Galizia»
Alfred von Schlieffen
Era inevitabile la Grande Guerra? Dall’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo doveva necessariamente scaturire un conflitto mondiale? O si è trattato di una guerra «improbabile», scoppiata per una serie di malintesi e di errori di valutazione? Rusconi ricostruisce il febbrile lavorio politico-diplomatico del luglio 1914 e analizza le vicende belliche sino alla battaglia cruciale della Marna. Il conflitto si configura come una «guerra tedesca» per rompere l’accerchiamento di cui la Germania si sente vittima da parte dell’Intesa russo-francese e inglese. Ma la lotta per l’egemonia sul Continente assume i tratti di una «guerra di civiltà» all’interno dell’Occidente stesso. Gli effetti sono di lunga durata, anche in termini strategico-militari: il secondo conflitto mondiale inizierà infatti con l’attacco alla Francia nel 1940 inteso come replica e rivincita del 1914.
Gian Enrico Rusconi ha insegnato Scienza politica nell’Università di Torino. Fra i suoi numerosi libri segnaliamo: «Rischio 1914. Come si decide una guerra» (1987), «L’azzardo del 1915. Come l’Italia decide la sua guerra» (2005), pubblicati dal Mulino, e «Cosa resta dell’Occidente» (Laterza, 2012).