Nei loro lavori letterari ne hanno parlato volti noti della TV (Antonio Caprarica), voci radiofoniche familiari (Marina Cepeda Fuentes), eminenti giornalisti-scrittori (Aldo Cazzullo), i corrispondenti delle maggiori testate nazionali (Mauro Bonciani per Il Corriere Fiorentino, Massimo Novelli per la Repubblica, Francesco Specchia per Libero), esponenti del mondo accademico (Simona Tagliaventi dell’università La Sapienza di Roma), promotori di mostre prestigiose (la maison Gattinoni per un’esposizione romana, curata da Stefano Dominella, dedicata al costume e alla moda del Risorgimento); giornaliste-critiche letterarie (Giuliana Rovetta sul numero speciale di PensaLibero.it per il cento cinquantenario); ma, naturalmente, neppure le testate locali e gli scrittori veneti (Giovanni Rattini) se ne sono dimenticati. Stiamo parlando di Antonia Masanello, conosciuta popolarmente come Masenella (o Masanela), la garibaldina che, sotto mentite spoglie, partecipò alla leggendaria impresa dei Mille. Nell’ambito del clima rievocativo che ha permeato gli ultimi mesi in occasione del 150° dell’unità d’Italia, la figura di questa donna coraggiosa è stata riscattata dalle nebbie storiche suscitando un interesse senza pari. Se è vero che anche la trasmissione televisiva Unomattina di Rai1 le ha dedicato un reportage firmato da Gemma Giovannelli e il Tg3 un servizio curato da Luca Colombo e andato in onda proprio il 17 marzo scorso, storico anniversario unitario.
Ora, anche la terra ove Antonia è nata, cresciuta e ha vissuto l’adolescenza, prima di trasferirsi con la famiglia a diciassette anni, le ha recato il giusto tributo.
Sabato 10 settembre è stata posta e presentata alla popolazione una targa sulla casa natale della Masenella, «donna animata da ideali risorgimentali, che si unì alla spedizione dei Mille» così recitano le parole impresse sulla trachite, la pietra per eccellenza dei Colli Euganei: ai giorni nostri l’edificio si riconosce nell’abitazione della famiglia Rampon , molta nota in zona per un’avviata attività commerciale di produzione di vino. Nell’occasione, per celebrare l’avvenimento, la ditta Rampon ha prodotto alcune bottiglie da collezione che presentano un’etichetta con l’effigie della garibaldina sullo sfondo della casa natia (vedi foto).
Le vicende della vita, poi, hanno portato Antonia a terminare i suoi giorni, in giovane età, lontana dal suo Veneto, all’epoca ancora sotto il giogo asburgico: al termine dell’impresa dei Mille si diresse a Firenze assieme al marito Bartolomeo Marinello, un pastore originario di Enego, di ben quindici anni più di lei. Conclusa l’epopea garibaldina, Antonia aveva condotto i giorni nella quotidianità più oscura: e nella città gigliata, destinata a prendere il posto di Torino come capitale del Regno d’Italia, la patriota veneta fu colpita da tisi, una malattia, si argomentò, acquisita nelle fatiche della guerra. La sua vita terrena si concluse il 20 maggio 1862, in terra d’esilio. Il poeta e patriota Francesco Dall’Ongaro compose un celebre epitaffio: “L’abbian deposta, la garibaldina/ all’ombra della torre di San Miniato/ colla faccia rivolta alla marina/ perché pensi a Venezia, al lido amato…». E San Miniato è l’Abbazia di San Miniato al Monte, nella città di Dante, circondata dal cimitero monumentale delle Porte Sante. Nella primavera del 1958 i resti della garibaldina cervaresana furono traslati al cimitero monumentale di Trespiano ove il tricolore, innalzato sul “quadrato garibaldino” sventola sulla sepoltura di una donna che aveva dato la vita per fare l’Italia.
Una delegazione ufficiale di Cervarese S.Croce, guidata dal sindaco Claudio Chiarello e composta da oltre un centinaio di persone, sabato 24 settembre sarà a Trespiano, accolta dal sindaco di Firenze Matteo Renzi e dall’associazione Veterani e Reduci garibaldini; e poi a San Miniato al Monte, proprio “all’ombra della torre” dell’Abbazia, dove sarà ricevuta dal presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani, dal priore dell’Abbazia padre Bernardo Maria Gianni e dai componenti il Comitato fiorentino per il Risorgimento.
Nell’occasione la banda musicale parrocchiale S.Michele Arcagelo di Montemerlo intonerà la prima esecuzione moderna di un brano dedicato alla Masanello. Si deve sapere che gli struggenti versi di Dall’Ongaro vennero musicati nel 1870 da Carlo Castoldi e ne sortì un canto appassionato. Attente ricerche compiute di recente hanno permesso di rintracciare lo spartito nel fondo musicale della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: il brano così ritrovato, per canto e pianoforte, è stato quindi arrangiato per banda dal maestro Gianni Espen e verrà eseguito nella trasferta fiorentina a ricordo di una donna la cui vicenda umana è stata trasferita dall’oblio alla memoria, dalla leggenda alla realtà.