Il Milite Ignoto passa per Monselice il 30 ottobre 1921
Dopo la Grande Guerra, le Nazioni che vi avevano partecipato scelsero di onorare solennemente un anonimo combattente caduto con le armi in pugno come rappresentante di tutti i soldati che si erano sacrificati per il loro Paese. In Italia l’idea risale al 1920 e fu propugnata da Giulio Douhet, il generale che era stato il teorico della guerra aerea durante il conflitto mondiale. Nel 1921 fu approvato il disegno di legge, che recepiva la proposta di Douhet. Il Ministero della Guerra dette a una commissione l’incarico di esplorare attentamente tutti i luoghi nei quali si era combattuto, dal Carso agli Altipiani, dalle foci del Piave al Montello; e l’opera fu condotta in modo che fra i resti raccolti vi fossero anche quelli di appartenenti ai reparti di sbarco della Marina. Furono scelte 11 salme di Caduti sul Fronte orientale, da Rovereto, a Gorizia fino al mare Adriatico. Il 28 ottobre 1921 furono trasportate nella Basilica di Aquileia e qui si procedette alla scelta della salma destinata a rappresentare il sacrificio di seicentomila italiani.
Domenica del Corriere della Sera 5/12 novembre 1921
La scelta fu fatta da una popolana, Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, il cui figlio Antonio si era arruolato nelle file italiane sotto falso nome, essendo suddito austro-ungarico, ed era caduto in combattimento nel 1916. La bara prescelta fu collocata sull’affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti, fu deposta in un carro ferroviario appositamente progettato. Il viaggio si compì sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione ebbe modo di onorare il caduto ignoto.
La cerimonia ebbe il suo epilogo nella capitale. Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, con il Re in testa, e le bandiere di tutti i reggimenti mossero incontro al Milite Ignoto, che da un gruppo di decorati di medaglia d’oro fu portato a S. Maria degli Angeli. Il 4 novembre 1921 il Milite Ignoto veniva tumulato nel sacello posto sull’Altare della Patria.
In occasione del centenario della sua collocazione nell’Altare della Patria il Gruppo delle Medaglie d’Oro al valor militare d’Italia, con il sostegno dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha promosso un’iniziativa commemorativa denominata Milite Ignoto, Cittadino d’Italia e invitato tutti i Comuni d’Italia a conferire la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto e/o a intitolare allo stesso piazze, vie o altri luoghi pubblici, in modo che ogni luogo d’Italia si assumesse la “paternità” di quel Caduto.
Ad oggi sono stati oltre 3000 i Comuni italiani che hanno deciso di concedere la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. Tra questi 16 capoluoghi di regione su 20 e circa i due terzi dei capoluoghi di provincia. Lunedì 18 ottobre anche Firenze ha accolto tra i suoi cittadini onorari il Milite Ignoto. La cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria, davanti alle massime autorità cittadine, si è svolta nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, dove per l’occasione si era riunito il Consiglio Comunale presieduto da Luca Milani, presenti la vicesindaco Alessia Bettini insieme ad alcuni membri della Giunta.
Il generale Aiosa, presidente del “Gruppo delle Medaglie d’Oro al valor militare d’Italia” nel suo intervento ha indicato giustamente nella figura del Milite ignoto un simbolo dell’identità nazionale al pari del Tricolore e dell’Inno di Mameli. Attraverso di lui il pensiero va agli altri 600.000 caduti italiani in una guerra atroce e tragica, che aveva però concluso il processo risorgimentale dell’Unità e Indipendenza italiana con la conquista di Trento e Trieste.
Accenti diversi sono risuonati invece nelle parole di altri rappresentanti istituzionali; la figura del Milite Ignoto di combattente per la Patria è stata sminuita, diventando il simbolo del «cittadino ignoto», che opera silenziosamente nel quotidiano per il benessere della collettività, in ossequio forse al mainstream pacifista dei nostri tempi, tra l’altro con un giudizio astorico e moralistico della Grande Guerra come un inutile massacro (La Grande carneficina. Firenze dopo la Prima Guerra Mondiale tra lutti, dolori e speranze era il titolo del convegno per il centenario del Milite ignoto sempre a Firenze due giorni dopo)
Per celebrare oggi questo centenario basterebbe ricordare l’epitaffio scritto per lui nel 1921 alla base del Sacello all’Altare della Patria, pur sfrondandolo dei toni retorici del linguaggio dell’epoca: Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria.
Sergio Casprini
Sacello del Milite Ignoto Altare della Patria Roma