PRIMO CONTI Un enfant prodige all’alba del Novecento
Seravezza Palazzo Mediceo
9 Luglio 2016 / 2 Ottobre 2016
La mostra intende illustrare i primi trent’anni di attività di Primo Conti (Firenze 1900 – 1988), dal suo incredibile esordio pittorico all’età di undici anni, fino ai capolavori della prima maturità, in cui al celebrativo clima del regime oppose intime, poetiche visioni.
L’esposizione vuol rendere omaggio all’artista che per tutta l’esistenza mantenne un forte legame con il territorio versiliese, suggerendo la possibilità di un’inedita ricostruzione delle vicende biografiche che qui si snodarono a partire dai soggiorni estivi a Viareggio dal 1914, quando fu in contatto con Nomellini, Chini e, dall’anno sucessivo, Viani e Pea, grazie al supporto di documenti e puntuali confronti formali.
Se l’esordio pittorico di Conti si verifica sotto l’influenza del paesaggio e della cultura figurativa versiliese, che in questo contesto preme specialmente sottolineare, il limite cronologico cui tende l’esposizione segnala un altro importante momento di contatto fra l’artista e la costa tirrenica:
dal 1926 al 1930, infatti, Conti stabilì a Viareggio la propria residenza abituale, avendo modo di conoscere, attraverso lezioni di pittura, Munda Cripps, figlia di un imprenditore dell’industria del marmo, che sarebbe diventata la sua futura sposa, nel 1928.
Sono gli anni in cui l’artista, continuando a frequentare Viani e Pea, si abbandona ad un’esistenza mondana, legandosi, fra gli altri, a Bontempelli, Marta Abba e Pirandello (che nella sua casa viareggina terrà una lettura del Lazzaro, appena terminato) del quale eseguirà, assieme a quello della celebre attrice, il noto ritratto esposto alla II mostra di Novecento nel 1928.
Sezione 1/ Biografia di un enfant prodige
La singolare vicenda biografica del giovanissimo artista, a soli tredici anni salutato da Giovanni Papini come il “più giovane e intelligente visitatore” della sovversiva Esposizione futurista di Lacerba, verrà rievocata, in una prima sezione, attraverso documenti, foto d’epoca e ritratti che permetteranno al visitatore di calarsi nell’universo culturale in cui Conti mosse i suoi primi passi, fra la Firenze futurista di Soffici e Papini e Viareggio, residenza estiva della famiglia, dove il giovane artista fu in contatto, già dalla metà del secondo decennio del secolo, con Nomellini, Chini e Viani.
Sezione 2/ Precoci capolavori di un giovane colorista
In questa sezione saranno esposti i primi precocissimi lavori dell’artista che si mostra, quindicenne, perfettamente informato del clima fauve francese, sfoggiando orgogliosamente smaglianti cromatismi su impaginati compositivi e grafici di ascendenza postimpressionista, accanto a originali disegni caratterizzati da un singolarissimo sintetismo.
Sezione 3/ La riflessione su Cézanne
Il 1916 è l’anno della riflessione di Conti sull’opera di Cézanne, interpretata alla luce del cromatismo sperimentato l’anno precedente. itratti e nature morte focalizzano il problema del rispecchiamento degli stati d’animo nella realtà, come risulta chiarito da un suo scritto relativo al Venditore di vetrami di Baudelaire: “gli oggetti sono presi come sfaccettature, dove si riflette e piglia garbo il nulla dell’infinito. Chi altro avrebbe potuto rendere una così inafferrabile magia di ambiente e di stato d’animo?”. Pittoricamente il modello cui rifarsi era il grande artista di Aix-en-Provence, sul quale Conti si concentra per tutto quest’anno fatale, prima di cedere, infine, alle lusinghe dell’ultimo futurismo.
Sezione 4/ La parentesi futurista
Frutto del contatto nell’estate 1916 con Giacomo Balla a Roma e del favore incontrato presso Marinetti alla lettura del suo manoscritto parolibero Imbottigliature, sarà la parentesi futurista di Conti del 1917-1918, dove la lezione cubista viene reinterpretata secondo la linea toscana di Soffici e Rosai (in mostra rappresentati da puntuali confronti), da cui dipende la cifra popolaresca e già “strapaesana” dei soggetti.
Molti dei dipinti di questa stagione saranno realizzati fra Antignano, dove alla fine del 1917 si progetta la costituzione del Gruppo futurista toscano, e Mantova, dove Conti, arruolatosi nel 1918 nel III Genio Telegrafisti, verrà visitato da Marinetti, Soffici, Palazzeschi.
Nel 1919 il futurismo di Conti accoglie tracce dell’istanza Metafisica e nascono nature morte e ritratti caratterizzati da un inedito e personalissimo plasticimo; è l’anno in cui fonda e dirige, assieme a Pavolini, la rivista “Il Centone” cui collaboreranno anche Rosai e Achille Lega.
Sezione 5/ Ritorno all’ordine
L’incontro con De Pisis e De Chirico coincide con la maturazione, a partire dal 1920, del personale ritorno all’ordine di Conti in pittura, dove la figura viene reinterpretata alla luce della storia della tradizione pittorica del Quattrocento e del Seicento. Conti non aderirà formalmente, tuttavia, né alle istanze proposte dalla rivista “Valori Plastici” di Mario Broglio, né al Novecento di Margherita Sarfatti, forzando la sua personale visione metafisica verso un universo onirico, dove la storia filtra la realtà osservata restituendo all’osservatore inedite visioni senza tempo, debitrici anche del rapporto consolidatosi alla metà degli anni Venti con Massimo Bontempelli e Pirandello.
In questo periodo si colloca il progetto di rinnovamento della pittura sacra, rappresentata in mostra da due vasti dipinti che mostrano l’ambizione dell’artista di rilanciare “una vera e grande arte cristiana”.
Sezione 6/ Gli anni Trenta
Le difficoltà economiche e la nascita della prima figlia lo allontanano dalla mondanità del decennio precedente; Conti lascia Viareggio nel 1930, rientra a Firenze, dove frequenta il caffé Paskowsky, luogo d’incontro anche di De Chirico, Lega, Rosai, e si dedica ad una pittura intimista e quasi privata, dove familiari visioni si alternano ad un universo sensuale ed esotico in una stagione che conferma l’affermazione della sua figura d’artista, coronando la parabola del suo ritorno all’ordine con un sicuro approdo ad un saldo realismo.
Si conclude così la giovinezza pittorica di Conti che in questa esposizione si intende ripercorrere, una lunga stagione avviatasi alla metà del secondo decennio del secolo, da lui stesso avvertita come una parabola ascendente e celebrata, nel 1932, in una mostra retrospettiva sui suoi primi venti anni di pittura, accanto al genio scultoreo di Arturo Martini (P. Conti pittore – A. Martini scultore, Firenze, Galleria di Palazzo Ferroni).
Mostra a cura di Nadia Marchioni
Orario mostra
- dal 10 luglio al 4 settembre
dal lunedì al venerdì | 17,00 – 23,00
sabato e domenica | 10,30 – 12,30 e 17,00 – 23,00
- dal 5 settembre al 2 ottobre
dal lunedì al sabato | 15,00 – 20,00
domenica | 10,00 – 20,00
Ultimo ingresso 30 minuti prima dell’orario di chiusura.