Luca Giannelli ci porta alla scoperta dei ponti storici che adesso non ci sono più
Edoardo Semmola Corriere Fiorentino 4 giugno 2020
Da una parte i fantasmi dei vecchi mulini di San Niccolò e dei Renai, la cui memoria rimane solo tra le pagine delle stampe settecentesche di Giuseppe Zocchi. Dall’altra il primo «stabilimento balneare» con noleggio di asciugamano al ponte alle Grazie. E come dimenticare «l’arco dei pizzicotti», lato Tornabuoni, dove ora c’è il museo Ferragamo: è in quel passaggio-galleria verso il ponte che in maniera giocosa i fiorentini del Settecento pizzicavano le ragazze, come si diceva all’epoca per fare le avances. Non ve n’è più traccia dall’inizio dell’Ottocento. La casa editrice fiorentina Scramasax ha compiuto 30 anni lo scorso anno e ha dato alle stampe una nuova ricerca storica — il suo pane — sulla nostra città: I Lungarni fiorentini di Luca Giannelli( autore ed editore)
1770 Thomas Patch Veduta dal molo di Santa Maria Soprarno
Sfogliandolo ci accorgiamo di quanto poco somiglino quelli su cui camminiamo oggi agli antichi progenitori che già nel Duecento e nel Trecento collegavano il ponte alle Grazie a quello alla Carraia. Giannelli li ha raccontati in forma di «passeggiata». L’andata su lato sinistro, il ritorno su quello destro. «Per vedere com’era la città di Dante a partire dai 4 ponti storici»: Ponte Vecchio, alle Grazie, alla Carraia, e Santa Trinita, l’ultimo, datato 1252. Con le Grazie e la Carraia che delimitavano la vecchia cerchia.
1881 Odoardo Borrani Il Ponte alle Grazie
Già all’inizio del Trecento le mura arrivano fino a San Frediano e San Niccolò. Poi nel periodo lorenese nascono il ponte sospeso, attuale ponte alla Vittoria, e il ponte di ferro, San Niccolò. «Nel mezzo c’è un intruso: il Vespucci, nato nel 1958». «Il tratto che più degli altri è difficile da immaginare nella sua veste originale – pensa – è quello che parte da San Niccolò con i mulini collegati alla pescaia uniti da una gora parallela al corso del fiume». Lì «i Serristori crearono una bellissima passeggiata realizzando una sorta di giardino pensile che costeggiava i mulini». Tra le altre curiosità scopriamo che a inizio Ottocento furono costruiti i primi bagni pubblici all’inizio del ponte alle Grazie. Si prosegue: «Su lungarno Soderini nascono i primi macelli pubblici nel periodo di Leopolodo II. Sono stati poi per quasi un secolo in via Circondaria». E ancora, proseguendo sul lato sinistro ecco le reminiscenze dell’antica fabbrica del Pignone che «dava lavoro a centinaia di famiglie: lampioni, ringhiere, e i parapetti in ghisa dei tempi del Poggi». Per passare dai «lungarni vecchi» al primo «lungarno nuovo» si deve arrivare all’imbocco delle Cascine: Leopoldo II decise di aprire la «passeggiata» fino al parco. Mentre il tratto degli Archibusieri e quello degli Uffizi c’erano anche nel 1500 «ma nessuno si poneva il problema di dargli un nome».