Casa di Dante
Sulle tracce, vere, presunte o false, di Dante
Mauro Bonciani Corriere Fiorentino 24 febbraio 2021
Firenze è uno scrigno infinito di storie, itinerari, aneddoti, e seguendo le orme del poeta si può scoprire la città da un punto di vista affascinante, facendo dell’anniversario dei 700 anni dalla sua morte un’occasione di arricchimento, non un evento effimero. Marco Ferri nel suo libro Emergenze dantesche (Linea edizioni), fa proprio questo, costruisce un percorso nei luoghi e nelle memorie di Dante Alighieri.
Tutto è racchiuso nel centro di Firenze, in luoghi arcinoti al turismo di massa, da piazza Santa Croce a piazza della Signoria, o agli appassionati del poeta, dalla «casa di Dante» alla vicina chiesetta dei Portinari, la famiglia di Beatrice, ma anche in biblioteche frequentate per lo più da studenti ed in «emergenze» eccentriche rispetto ai tour organizzati e alle camminate dei visitatori che hanno più tempo. C’è il Bargello, i resti della millenaria chiesa di San Pier Scheraggio nel piazzale degli Uffizi, dove secondo la tradizione Dante parlò nella sua veste di politico e uomo pubblico; prima dell’esilio naturalmente. C’è il Battistero — «il mio bel San Giovanni» della Divina Commedia — dove Dante fu battezzato, ci sono le tante lapidi con le terzine sparse per la città.
C’è soprattutto la curiosità e la passione per la storia di Ferri, che come scrive nella prefazione Cristina Acidini crea «un originale percorso dantesco, attraversando Firenze in diciotto tappe che ci fanno muovere nello spazio ma soprattutto nel tempo. I “luoghi” di Dante Alighieri in città si sa sono noti, amati, aureolati da persistenti leggende. Terreni d’incontro e scontro fra la realtà storica e il mito, a rischio di essere usurati dalle ricorrenti soste e visite di turisti di bocca buona». Questo rischio con il libro di Ferri non esiste, anche se certo si parla del «sasso di Dante» e dei ritratti più o meno autentici, ed anzi le incursioni storiche fanno chiarezza quando possibile di miti e leggende — dubbi e miti a volte restano, ma non può che essere così — e non solo. Fanno scoprire le tante opere d’arte legate al Ghibellin fuggiasco, da Santa Maria Novella al Duomo, da Palazzo Vecchio con la maschera mortuaria di Dante citata anche da Dan Brown agli immancabili Uffizi, fino alla tomba, vuota, di Dante nella basilica Santa Croce.
Dell’autore dalla Vita Nova e della Commedia non esiste neppure un rigo autografo, ma Firenze conserva un documento preziosissimo, che il libro riporta: gli atti della sua condanna all’esilio e poi al rogo se si fosse presentato in città. Dal quel fatidico 1302 cambiò la vita di Dante e il «viaggio» di Ferri ci porta fino all’oggi, in questo caso al Calcio Storico Fiorentino e al suo corteo di figuranti in cui sfila anche la riproduzione del «libro dell’esilio», come accade anche con la Società Dantesca o la Fondazione Zeffirelli in piazza San Firenze. E raccontando la secolare tradizione delle letture di Dante in strada o gli inutili tentativi dei fiorentini di riavere da Ravenna le spoglie del grande esiliato, il libro è un itinerario per tutti su «come e dove incontrare il Sommo Poeta», che non annoia. Una guida da sfogliare e risfogliare.
San Pier Scheraggio prima della costruzione vasariana degli Uffizi, che l’ha incorporata