A Milano in via Cantù, all’ angolo con Pio XI e l’ Ambrosiana, su una lapide si legge un bel «Tiremm innanz». E sembra di sentirlo, l’ Amatore Sciesa, tappezziere e patriota, gridare all’ invasore austriaco quelle due parole in dialetto meneghino. «Podi minga parlà, e parli no! Quel che è faa, è faa!», non posso parlare e non parlo! Quello che è fatto è fatto! Nella notte del 30 luglio 1851, fu sorpreso ad affiggere manifesti, in via Spadari. Lo condannarono alla forca, ma non c’ era un boia libero, e fu fucilato. «Così con cuore di romano antico, incamminato a morte, Antonio Sciesa milanese all’ austriaco gendarme che vita e denaro gli offriva a patto di delazione sprezzante e sdegnoso rispondeva. Cospiratore, fucilato il 2 agosto 1851».Si legge sulla lapide; il nome Antonio sulla lapide è un lapsus del cancelliere. Lo avevano persino fatto passare sotto la sua casa, per indurlo a parlare. Niente, «Tiremm innanz», andiamo avanti.
Oggi non siamo più sotto il dominio austriaco e nessuno viene fucilato se sorpreso di notte ad affiggere manifesti più o meno trasgressivi, siamo un Paese libero e democratico: tutt’al più chi non rispetta le regole del vivere civile ed imbratta i muri si becca giustamente una sacrosanta multa. Non va mai dimenticato però che se siamo un nazione unita ed indipendente lo dobbiamo al coraggio di italiani come il milanese Amatore Sciesa.
Ci piacerebbe quindi ritrovare in questo caldo agosto , non solo per ragioni climatiche, nel nostro popolo lo stesso orgoglio di Amatore Sciesa per poter rispondere ai responsabili della crisi e delle divisioni nella nostra società “tiremm innanz, siamo italiani e siamo tutti uniti”