La lotteria in Piazza di Montecitorio Giovanni Paolo Pannini, 1743
Vita e opere di Paolo Comotto, specializzato in edifici democratici. A Torino, Firenze e poi Roma. Nel 1870 mise i sigilli di esproprio al palazzo del Quirinale
MICHELE MASNERI Il Foglio Quotidiano 2 Febbraio 2021
Mentre si attende l’arrivo di Draghi, o un Conte Ter, o comunque una soluzione dalla crisi che vede il Parlamento nel lockdown più defatigante proprio mentre gli italiani si riaffacciano nelle loro zone gialle, col centocinquantesimo di Roma Capitale incombono anche gli anniversari di fondamentali architetture parlamentari. Nel 1871 fu infatti inaugurato Montecitorio, come sede della Camera dei deputati. Prima, il palazzo disegnato dal Bernini e poi citatissimo in futuro da architetti di ogni epoca, con la facciata curva e le pietre finte-sbrecciate, a simulare una casa di roccia, trionfo di ogni sublimità barocca, era stato commissionato per la famiglia Ludovisi, che non ci andò a stare mai.Fu adibito negli anni a Governatorato di Roma e direzione di polizia pontificia: ma solo coi piemontesi divenne sede del Parlamento. Ovviamente furono necessari dei restyling; fu creato soprattutto l’emiciclo, l’aula assembleare che fu costruita sul cortile; costruita in fretta e furia, per le esigenze del nuovo Parlamento, che era stato prima a Torino e poi a Firenze, seguendo i destini del Regno. Tanto frenetico era lo spostamento di capitali e di sedi istituzionali che si crearono specializzazioni, e personalità.
Centrale fu il vercellese Paolo Comotto, che per i Savoia divenne architetto parlamentare. Ingegnere in origine, si specializzò in quella strana branca delle costruzioni, che ha molto a che fare coi simboli e un po’ con la scenografia, più che con l’architettura vera e propria. Faceva dei tentativi: e non sempre i suoi setting piacevano. A palazzo Carignano a Torino, la rivista Mondo Illustrato così descriveva il parlamento subalpino: “Di ordine lombardo a una sola e ampia galleria composta di ventun arcate, molto e forse troppo elevata per le tribune dei corpi dello Stato. Una tinta grigia e verde chiaro con poche dorature”.
Il fatto è che dovette realizzarlo in soli 113 giorni, cominciando subito dopo l’incontro di Teano.
La committenza era prestigiosa ma mobile. Nel 1865, trasferita la capitale a Firenze, il Comotto si spostò e fece il suo progetto per la sala dei Cinquecento a palazzo Vecchio; ma dopo sei anni, la capitale si spostò nuovamente, per l’ultima tappa, a Roma. E lì, forse non tenendo conto del microclima, il Comotto si butta su un progetto definitivo che vede una struttura di zinco, che trasforma il cortile in una specie di serra. Rovente d’estate e gelida d’inverno: “In quella grande caldaia politica bollivano tutti i temperamenti, e tutti i caratteri delle regioni italiche si manifestavano”, scriveva Matilde Serao nella sua “Conquista di Roma”. Non c’era solo l’ardore dei deputati di nuova nomina, c’era proprio un caldo micidiale. “I siciliani si davano a quella loro foga simpatica, mescolata d’ironia e di buon senso; i napoletani gridavano e gesticolavano; i romani aspettavano, attenti, temporeggiando”. Ma nel 1893, nel pieno del dibattito parlamentare sullo scandalo della Banca romana, furono necessari degli idranti a spruzzare d’acqua fredda il tetto superconduttore; sotto, i deputati sventolano ampi ventagli – da cui la cerimonia.
Montecitorio prima versione dette comunque sempre problemi: infiltrazioni, caduta di calcinacci, crepe. Un disastro. Nel 1900 fu dichiarata pericolante. Ci pensò poi il Basile, a Novecento inoltrato, a fare il nuovo emiciclo com’è oggi (e soprattutto a trasformare il retro in una nave da crociera appunto detta il Transatlantico, dove adesso magari si potrebbe ambientare il Sanremo covidico). Il Comotto però era già morto (1897), dopo aver ricevuto un orologio d’oro dal presidente della Camera come premio per la sua lunga attività architettonico-parlamentare. Nella sua carriera ricca di peculiari incarichi immobiliari aveva anche applicato, personalmente, i sigilli al Quirinale de-vaticanizzato: era il 9 novembre 1870.
Ernesto Basile Il Transatlantico