«Il parlamento non è un congresso di ambasciatori di opposti e ostili interessi, interessi che ciascuno deve tutelare come agente o avvocato; il parlamento è assemblea deliberante di una nazione, con un solo interesse, quello dell’intero, dove non dovrebbero essere di guida interessi e pregiudizi locali, ma il bene generale »
(Edmund Burke, Discorso agli elettori di Bristol, 3 novembre 1774)
In questi giorni di bagarre post-elettorale si decide la formazione del nuovo governo e le sorti della XVII legislatura dello Stato italiano e come è avvenuto in altri momenti della storia del nostro Paese, quando in mancanza di maggioranze certe i partiti si confrontano o si scontrano su eventuali coalizioni di Governo, tende a prevalere l’interesse di fazione e non si tiene conto dell’interesse collettivo.
Eppure proprio in questi tempi di grave crisi economica l’interesse nazionale dovrebbe essere la stella polare dell’iniziativa politica dei partiti italiani e comunque del singolo parlamentare eletto come avviene in tutte le Nazioni democratiche.
Fecero bene i nostri padri costituenti nel 1946 a ricordare ai deputati le loro responsabilità nazionali con l’art.67 della Costituzione:
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato
Dunque ogni parlamentare custodisce l’interesse collettivo, non quello del proprio elettorato e tanto meno del proprio partito.
La conferma autorevole al principio degli interessi nazionali è venuta come in altri momenti cruciali del suo settennato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano quando il 17 marzo si è rivolto al Paese per la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera“:
Festeggiamo oggi come ricorrenza storica il 17 marzo, che nel 2011 ha segnato il compiersi del 150mo anno di vita dell’Italia unita». In quell’occasione, e lungo molti mesi, si sono svolte in tutto il paese Capo dello Stato – innumerevoli celebrazioni, dalle più solenni sul piano nazionale e anche internazionale, alle più semplici e partecipate nelle scuole, in seno ad associazioni di ogni sorta, nei Comuni, nei centri più piccoli, con vaste e calorose adesioni di giovani e di cittadini. Ebbene, è molto importante non dimenticare quel che esse hanno significato: gli italiani si sono mostrati consapevoli di quel che di meglio abbiamo fatto nella nostra storia, e soprattutto di come siamo riusciti a superare momenti difficili e drammatici grazie a un grande sforzo per superare le divisioni tra noi, per unire le nostre energie e volontà. Così superammo le terribili prove della guerra e del dopoguerra, liberandoci dalla dittatura, dandoci con la Repubblica e la Costituzione regole di libertà e democrazia, ricostruendo l’Italia dalle rovine e facendola diventare già 50 anni fa uno dei paesi più sviluppati e moderni in Europa e nel mondo».