Nel secolo scorso la celebrazione del 25 aprile, pur essendo una festa nazionale e come il 2 Giugno una data simbolo della Repubblica italiana, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e del fascismo, nel clima della Guerra Fredda e delle contrapposizioni ideologiche degli schieramenti politici, era vissuta da molti non solo come un giorno di festa della Repubblica, ma come occasione di rivendicazione politica di classe contro il potere democristiano e borghese.
Infatti non c’erano particolari differenze, soprattutto negli anni 60 e 70, con i cortei con le bandiere rosse e con i comizi in piazza, tra la celebrazione del 25 aprile e quella del 1 maggio.
Poi i tempi sono cambiati, con il crollo del muro di Berlino sono andate in soffitta le ideologie novecentesche ed a distanza di oltre 60 anni dalla Resistenza si assiste solo ad una rituale celebrazione istituzionale del 25 aprile con scarsa partecipazione popolare e soprattutto con l’assenza dei giovani,che, privi della memoria storica del loro Paese, vivono quella data come un giorno di vacanza e di eventuale ponte festivo,
Eppure nel’45 molti giovani italiani parteciparono alla Resistenza in nome della libertà e dell’indipendenza della Nazione, occupata dall’esercito tedesco, collegandosi idealmente ai tanti giovani volontari che combatterono per l’Unità d’Italia durante il Risorgimento.
Tornare quindi ad una festa del 25 Aprile, veramente partecipata e sentita soprattutto dalle nuove generazioni, come una festa di tutti gli italiani potrebbe essere ,insieme al 17 marzo ed al 2 giugno, un ulteriore atto di fondazione di quella religione civile, che oggi manca in Italia e che rende invece più forti e vive le democrazie delle altre nazioni.