Caro Direttore, ho letto l’editoriale ( il Ministero della cultura, ovvero dell’Identità italiana) che trovo corretto, sia nella ricostruzione storica, sia nella messa a fuoco delle questioni principali e, tra tutte, mi pare importante ciò che accenna la parte finale, sul fatto che la cultura nazionale non deve “essere oggetto delle ambizioni di politici al servizio del loro interesse”. Aggiungerei neppure di accademici che non abbiano il senso dello Stato, di pedagoghi dell’ultima ora, di giornalisti in cerca di scoop e così via, fermo restando il bisogno non di imporre a forza una cultura seria per contrapporsi al disastro che viene prodotto da televisioni e social sulle giovani generazioni, ma di una restituzione alla Scuola del suo ruolo, tanto da parte dello Stato che da parte degli insegnanti stessi. Mi piacerebbe che tutti i soggetti di rendessero capaci di rendere alla scuola il ruolo di sede di formazione del sapere alla luce della capacità di lettura critica dei testi e anche dei materiali disponibili, anche quelli più moderni che non vanno demonizzati magari impedendone l’ingresso, ma sottoposti a un uso consapevole critico e magari anche funzionale alla conoscenza. Il problema maggiore è che resta da definire che cosa sia davvero la cultura e nessuno di noi può avere una formula in tasca. Sarebbe bello che venisse aperta un’ampia discussione su che cosa sia davvero un concetto così presente nel linguaggio e così assente nei cuori e nelle teste.
Grazie. cari saluti, Fabio Bertini