LETTERE al Corriere della Sera 16 novembre 2023
Caro Aldo, nella risposta al lettore Uggè cita la «favola consolatoria neoborbonica». Grazie a tale favola si leggono le assurdità più disparate. Vorrei la sua opinione su qualche considerazione: come mai il decantato esercito professionale borbonico, narrato come moderno ed efficiente, composto da oltre 7.000 uomini si sciolse come neve al sole davanti a 1.084 volontari tra cui pochissimi erano i militari ma vi si contavano panettieri, falegnami, agricoltori ecc.? L’esercito borbonico fece una delle più brutte figure della Storia, rivelando uno Stato debole, corrotto e imbelle. Si tratta dello stesso Stato che subiva continuamente rivolte popolari (numerose nel 1700 e poi 1820, 1848 e 1860); uno Stato che non ci pensò due volte a cannoneggiare dal mare la popolazione insorta. Ma i neoborbonici in quale galassia vivono? Alfio Vasta
Caro Alfio, La rivalutazione dei Borbone rappresenta il più gigantesco falso storico degli ultimi vent’anni, e nello stesso tempo uno straordinario successo ideologico. Prodigi dell’era digitale. Nelle Filippine la Rete, accuratamente manipolata, ha cancellato il ricordo della dittatura di Ferdinando Marcos, tanto che adesso al potere c’è suo figlio. In Italia qualcosa del genere è accaduto con il fascismo, che in Rete è molto rimpianto, anche se con qualche problemino in più: ad esempio i 441 mila morti della Seconda guerra mondiale in cui ci trascinò il Duce, con due milioni di case distrutte e gli ebrei italiani deportati ad Auschwitz.
Ma il mito neoborbonico in Rete trionfa incontrastato. Non si tratta qui di dimostrare la sua inconsistenza. L’hanno già fatto storici come Alessandro Barbero, Juri Bossuto, Carmine Pinto. Discutere con i neoborbonici non è difficile; è inutile. Come fai a discutere con chi trasforma quattro cadaveri trovati a Fenestrelle in quattromila, anzi, che dico, quarantamila? Sono riusciti persino a vendere la storia dei Borbone come di una monarchia napoletana, quando i Borbone di sangue napoletano — o siciliano — non avevano una goccia, essendo come tutti sanno o dovrebbero sapere una dinastia straniera, il ramo spagnolo di una famiglia di origine francese; non a caso il monarca appena ne aveva l’occasione lasciava Napoli per salire sul trono di Spagna. I napoletani erano talmente borbonici e anti-Savoia che nel referendum del 1946 votarono in massa per la monarchia, mentre Torino votava per la Repubblica. È chiarissimo come il mito neoborbonico sia recente. Eppure ha vinto su tutta la linea. Il massimo poi sono i neoborbonici siciliani, che è come dire ghiaccio bollente: un ossimoro, visto che i siciliani furono in ogni occasione ribelli ai re Borbone, che li prendevano a cannonate. Ma certo attribuire i propri guai a Garibaldi, a Cavour, a Vittorio Emanuele II, ai bersaglieri, è una bella consolazione. Aldo Cazzullo
Il “Lager” di Fenestrelle