27 aprile – 25 maggio 2011
la mostra sarà visitabile dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 18 – 1 maggio chiuso
Casa dell’Architettura, Acquario Romano, piazza Manfredo Fanti 47 Roma [Leggi di più…] infoArchitettare l'Unità. Mostra di architettura
Risorgimento Firenze
L’Italia senza la bussola
Patria est ubicumque est bene
Cicerone
Per Cicerone nella sua visione etica della società la Patria è qualsiasi luogo dove si sta bene non solo con noi stessi ma anche con gli altri appartenenti alla nostra comunità.
La Patria esiste se c’è forte senso di appartenenza ad una comunità nazionale e se le classi dirigenti sono mosse in primo luogo dalla ricerca del bene comune.
La politica estera di una nazione è la cartina di tornasole per verificare il valore di queste asserzioni: pur con errori di valutazione ( dimostrabili però storicamente a posteriori) ogni nazione democratica infatti , tenendo conto dei suoi interessi economici e politici, con la coscienza e l’orgoglio della sua identità storica fa scelte di politica estera condivise ed approvate dai suoi governanti con il sostegno dell’opinione pubblica.
E l’Italia?
In questi giorni nel caso della guerra in Libia si assiste ad un balletto , a destra e a sinistra, di posizioni contraddittorie e contrastanti, l’interesse di fazione prevale sull’interesse nazionale, i nostri governanti come nocchieri incerti navigano a vista senza la bussola dei valori e degli ideali di un Paese unito, proprio nell’anno della celebrazione dei 150 anni dell’ Unità.
Unica eccezione è il presidente Giorgio Napolitano che ha saputo come in altre occasioni tenere alta l’immagine e la bandiera dell’Italia nel mondo con equilibrio e con un forte senso delle istituzioni che rappresenta.
Eppure non è stato sempre così : negli anni del Risorgimento sia prima che dopo l’Unità italiana personaggi tra loro molto diversi come Cavour e Crispi con spregiudicatezza e coraggio si sono messi al servizio degli interessi nazionali, non certo hanno coltivato interessi propri o di bottega, nonostante che soprattutto la figura di Crispi abbia avuto giudizi poco lusinghieri sul piano storiografico.
Per ritrovare quindi la bussola di una seria politica nazionale occorre in Italia fondare una religione civile con il richiamo ai simboli e ai valori costitutivi della nostra Unità, riunire nel profondo un popolo e le sue istituzioni, far conoscere la «narrazione» della nostra vicenda storica e della nostra tradizione culturale.
L'orgoglio di essere italiani. Nella crisi torna la coesione
Nonostante la propaganda della Lega il Paese dei mille campanili riscopre il valore dell’unità in un articolo di Diamanti e Ceccarini sulla Repubblica del 1maggio la sintesi della ricerca Demos sugli italiani,pubblicata dalla rivista Limes.
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5 maggio, ore 17: 1860 – Regia di Alessandro Blasetti
Sguardi sul Risorgimento. Percorso e rassegna cinematografica a cura di Annarosa Deli.
Bibliotecanova isolotto di Firenze, in via Chiusi 4/3°
Giovedì 5 maggio – ore 17.00
1860
Alessandro Blasetti, 1934
Dal pennello al fucile: i pittori combattenti per l’Unità d’Italia
Per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia è stata allestita nel cuore della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti una piccola mostra dedicata ai pittori che hanno combattuto nelle battaglie risorgimentali. Le opere, scelte tra quelle normalmente non esposte, sono di vario soggetto: le accomuna il fatto di essere state dipinte da artisti patrioti, volontari per le Guerre di Indipendenza.
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Per fondare una religione civile in Italia: festa nazionale il 17 Marzo con il 25 Aprile ed il 2 Giugno
Viviamo in tempi difficili in questo mondo sempre più globale : guerre sia pure a livello locale, crisi economiche, terremoti catastrofici, in Italia in particolare la situazione appare ancor più grave con una politica ridotta a rissa tra fazioni contrapposte e con i giovani che vivono un’eterna precarietà senza valori ed idealità.
Eppure il 17 marzo ha visto una forte partecipazione popolare alle feste tricolori organizzate dalle istituzioni , in primo luogo dal Quirinale, come se gli italiani avessero voluto sconfessare i molti, opinionisti, politici, uomini di cultura, che in questi mesi hanno denunciato i difetti atavici dei nostri concittadini a partire dal processo storico del Risorgimento, che anzi li avrebbe ancor più rafforzati.
Gli italiani invece hanno sentito il bisogno di sentirsi uniti ad una bandiera, ad una storia comune, a rivivere le pagine gloriose del nostro riscatto nazionale, dando pertanto un forte valore simbolico alla data del 17 marzo, connotandola se pure in maniera inconsapevole come festa di una nostra religione civile
Una religione civile, presente da sempre nella tradizione anglosassone e soprattutto negli Usa ,è il richiamo ai simboli e ai valori costitutivi della comunità nazionale, è ciò che unisce nel profondo un popolo e le sue istituzioni, è la «narrazione» della sua vicenda storica e della sua tradizione culturale. In questo senso la religione civile è laica per eccellenza: si fonda infatti sulla cittadinanza e non sulla confessione religiosa, pone al suo centro il patto costituzionale e non un libro sacro, viene celebrata da un’autorità politica e non da un cardinale presidente di una conferenza episcopale.
Il Comitato Fiorentino per il Risorgimento ritiene importante che anche in Italia si affermi sempre più il senso di appartenenza ad una comunità nazionale e quindi come primo passo promuove una petizione al Parlamento italiano perché ogni anno si celebri il 17 marzo come festa nazionale, momento fondante assieme al 25 aprile ed al 2 giugno di una nostra religione civile
((Nell’immagine: Allegoria del buon governo ed effetti sulla città e sulla campagna – Ambrogio Lorenzetti, Palazzo Pubblico di Siena)
Petizione al Parlamento italiano
Noi sottoscritti cittadini italiani chiediamo al Parlamento di istituire la Festa nazionale dell’Unità italiana da celebrare ogni anno il 17 marzo.
Siamo convinti che un forte senso di identità nazionale sia essenziale come base per un costruttivo dibattito pubblico sui grandi problemi del Paese. E questa identità comune la si costruisce e rinnova in primo luogo riconoscendo i meriti ed i sacrifici di tanti, donne e uomini, che hanno lottato per l’indipendenza, la libertà e l’unità della nazione.
Vediamo quanto ancora da più parti si tenda a criticare il processo risorgimentale come responsabile di gran parte dei limiti (economici, sociali, ideali) della società italiana e a sottovalutare gli enormi progressi in tutti i campi che l’unificazione, con tutti i suoi difetti, ha consentito.
Fortunatamente, però, per dirla con le parole del Presidente Napolitano, “tutti, in qualsiasi parte del Paese, abbiamo avvertito – tra la notte precedente e la giornata del 17 marzo – che è accaduto qualcosa di importante: abbiamo percepito come uno scatto, uno straordinario scatto di sentimento e consapevolezza nazionale”, che si è espresso nelle strade imbandierate, nella festosa partecipazione alle notti tricolori in città grandi e piccole, nell’interesse per i programmi dedicati alla ricorrenza.
Questa nuova consapevolezza e la riscoperta di una memoria storica condivisa non vanno lasciate cadere. E contribuirebbe senza dubbio a rafforzarle anno dopo anno l’istituzione della festa nazionale del 17 marzo che ci permettiamo di proporre al Parlamento e che, insieme al 25 aprile ed al 2 giugno, dovrebbe essere sentita come uno dei principali momenti fondanti di quella religione civile, che oggi manca in Italia e che rende invece più forti e vive le democrazie delle altre nazioni.
>> Scarica la petizione con il modulo per la raccolta delle firme
COMBATTENTI DI ALTRE PATRIE PER LA LIBERTÀ D’ITALIA – Prima parte di una storia a ritroso
Ancona, 1994. Era un pomeriggio di luglio, faceva un caldo terribile, mi trovavo ad Ancona, città che non conoscevo, e camminavo alla ricerca di un certo ufficio o agenzia. Chiesi informazioni. Mi dissero di andare avanti per mezzo chilometro, poi sulla destra avrei incontrato la divisione polacca, dovevo oltrepassarla, poi…
Immaginai che la Divisione Polacca fosse una sorta di targa commemorativa o un monumento.
Invece era un cimitero.
Incuriosito entrai. Mi parve molto grande. Non si vedeva nessuno. La maggior parte delle tombe, tutte uguali, avevano la Croce, ma ce n’erano con la Stella di David e qualcuna con la Mezzaluna. La data della morte era la stessa, luglio 1944, proprio cinquant’anni prima.
Seppi poi che il 18 luglio 1944 la città di Ancona era stata liberata, dopo sanguinosi combattimenti contro i Tedeschi, dalle truppe polacche del generale Anders.
Nei dintorni di Firenze, dove sono nato, avevo conosciuto altri cimiteri di soldati alleati: il vasto Cimitero di Guerra Americano dove riposano 4.400 caduti, che si trova dopo Tavarnuzze sulla strada per San Casciano, e il Cimitero di Guerra Inglese, all’Anchetta, sulla strada per Pontassieve: percepíti col tempo più che altro come punti di riferimento lungo una strada, buoni per dare un’indicazione a chi te la chiede, per esempio: “Scusi, sa dov’è la trattoria Tal dei Tali?” “Come no, lei va avanti, passa il cimitero militare, prosegue per un trecento metri e poi la trova, sul lato sinistro della strada. Si mangia bene e si spende il giusto!”
Dimenticare è nell’ordine delle cose, ma non è un bene: nei settant’anni trascorsi dalla Seconda Guerra Mondiale le ceneri di nuovi morti, caduti a milioni in Africa, Asia, America Latina, Europa lottando per libertà e giustizia o, semplicemente, credendo nel diritto di tutti di vivere insieme in pace e armonia, si sono aggiunte alle ceneri dei morti di allora, rimuovendone in parte la memoria.
Proprio per questo è importante ricordare che, tra i quasi centomila caduti di altre patrie, che erano venuti in Italia per combattere il Nazifascismo[1], vi furono molti volontari che ritenevano di non poter restare fuori, pur avendone l’opportunità, ed altri che accettarono missioni particolarmente pericolose, paracadutati oltre le linee tedesche, con funzioni di collegamento con i partigiani italiani o combattendo in formazioni partigiane[2].
Vicino a Pistoia, dove ho abitato per diversi anni, c’è il Cimitero Brasiliano, con un monumento dedicato ai caduti della FEB – Força Expedicionária Brasileira, 23.334 soldati mandati in Italia, ne morirono circa 2.500, quasi 500 uccisi in azione, gli altri successivamente, per le ferite riportate.
Ho avuto occasione di vedere una collezione di figurine per ragazzi –tipo le nostre figurine Panini- pubblicata in Brasile subito dopo la guerra, per raccontare ai più giovani, con immagini e piccole didascalie, la storia della Força Expedicionária Brasileira: la historia da FEB na Itália è raffigurata un po’ stile fumetto, dall’inaugurazione del Corpo di Spedizione, il cui distintivo era un serpente dall’aria ironica che fuma la pipa (O cobra fumando o cachimbo)[3], alla traversata dell’Oceano, all’arrivo dei soldati a Napoli, con la loro missione di lutar contra os Alemães na Itália, ai combattimenti, alle perdite, alle vittorie, infine l’immagine del Cimitero Brasiliano in Italia, col profilo verde di una collina sullo sfondo, e questa dedica:
Na localidade de Pistoia, na Itália, descançam alcuns herois da Força Expedicionária Brasileira que lutaram e morreram para que a Liberdade –maior bem do homem- podesse continuare entre os povos de boa vontade[4].
Trovo che questa semplice dedica, stampata sul retro della figurina, dica tutto.
[1] Solo nella battaglia di Cassino morirono oltre 14.000 soldati alleati (1.052 Polacchi, 4.345 Francesi, 6.320 del Commonwealth, circa 3.000 Americani). I Tedeschi caduti a Cassino furono circa 15.000. Se consideriamo anche i dispersi e i feriti –almeno tre feriti per ogni caduto- il numero complessivo delle perdite per Cassino, da ambo le parti, supera le 120 mila unità.
[2] Un episodio tra i numerosi qui in provincia di Firenze: il 19 giugno 1944 nella Battaglia di Pian d’Albero, nel territorio di Figline Valdarno, muore il tenente di aviazione russo Kirikonzia Supien mentre, alla testa di un gruppo di ex prigionieri sovietici unitisi ai partigiani, cerca di portar soccorso ai partigiani della 22ª Brigata Senigaglia Garibaldi, circondati dai nazisti.
[3] O cobra fumou [il cobra ha fumato] si disse al momento dell’entrata in guerra del Brasile, ricordando ironicamente le parole del presidente Vargas di qualche tempo prima: il Brasile non ci sarà in questa guerra… Sarà più facile trovare un serpente che fuma la pipa!
[4] Nella località di Pistoia, in Italia, riposano alcuni eroi del Corpo di Spedizione Brasiliano che lottarono e morirono perché la Libertà –maggior bene dell’uomo- potesse continuare a vivere tra i popoli di buona volontà.
L'arte contemporanea ed il Risorgimento
l’installazione per i 150 anni per la Gam di Torino di Penone.
Italiani senza padri: Intervista sul Risorgimento
Il libro di Emilio Gentile a cura di Simonetta Fiori.
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28 aprile, ore 17: Nell'anno del Signore – Regia di Luigi Magni
Sguardi sul Risorgimento. Percorso e rassegna cinematografica a cura di Annarosa Deli.
Bibliotecanova isolotto di Firenze, in via Chiusi 4/3°
G Luigi Magni, 1969