Pietro Bouvier
Giuseppe Garibaldi ed il maggiore Leggero in fuga trasportano Anita morente 1864
A 50 anni dalla morte l’editore Minimum Fax ripubblica in omaggio a Luciano Bianciardi il suo libro “ Garibaldi”, uscito postumo nel 1972
Autore Luciano Bianciardi
Editore Minimum Fax
Anno 2020
Pagine 160
Prezzo €14,00
Il poncho è poco più di una coperta da cavallo; il dialetto, quello ligure; l’elenco dei lavori fallimentare: bovaro, sensale, insegnante privato, fabbricante di candele. Che il lettore si metta comodo: la storia di quest’uomo è stata raccontata molte volte, ma Bianciardi lo fa a modo suo. Con il tono clandestino delle confidenze, la pazienza dello storico, la vivacità dello scrittore. Il suo Garibaldi non è soltanto una biografia, è il romanzo di un ribelle deposto dal piedistallo e restituito alla vita, ai suoi intrecci pieni di slanci, di sofferenze, di errori, di delusioni. La stagione da corsaro, l’epopea del Rio Grande, la laguna delle anatre, l’assedio di Montevideo e di Roma, il gaucho Aguyar, la morte di Anita, il pittoresco esercito dei Mille… Ma è anche l’omaggio di un anarchico ormai vinto dall’alcol e dalla «vita agra» all’eroe della sua infanzia. Perché questo è l’ultimo libro che Bianciardi scrisse, l’ultima camicia rossa che indossò, come un’allegria postuma, l’ultima affabulazione contro un’Italia da sempre vigliacca, ipocrita, irriconoscente e perbenista.
Del resto, nell’elenco ufficiale dei Mille, Garibaldi non risultò neppure fra gli italiani.
E così Bianciardi ce lo descrive, come uno straniero in patria, un istintivo, un generoso, un idealista. «In tutti i posti di mare c’è almeno un ragazzo fatto così, quello che non si tira indietro, quello che offre da bere, quello che sa le canzoni, quello che si arrampica per primo in cima a un albero, o sulle sartie delle navi. Al porto lo conoscono, tutti lo chiamano per nome».
Luciano Bianciardi ( Grosseto 1922/ Milano 1971 ) Laureato in filosofia, professore di liceo e direttore della Biblioteca Chelliana di Grosseto, scrive insieme a Carlo Cassola “I minatori della Maremma”, un’inchiesta pubblicata su “L’Avanti!” e poi raccolta in volume per Laterza nel 1956. Trasferitosi a Milano nel 1954, lavora come redattore, giornalista, traduttore dall’inglese, sceneggiatore. Tra le sue numerose opere si ricordano: “Il lavoro culturale” (Feltrinelli, 1957), “L’integrazione” (Bompiani, 1960), “Da Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei Mille” (Feltrinelli, 1960), “La vita agra” (Rizzoli, 1962), “La battaglia soda” (Rizzoli, 1964), “Aprire il fuoco” (Rizzoli, 1969), “La solita zuppa e altre storie” (Bompiani, 1994). Le opere complete sono raccolte nei due volumi “L’antimeridiano” (Isbn, 2005 e 2008).
Dopo un periodo di oblio, la biografia di Pino Corrias “Vita agra di un anarchico” (Baldini e Castoldi, 1993) ne riportò in auge l’opera, oggi molto apprezzata per la qualità della scrittura e per la vena antimoderna.
Giuseppe Garibaldi a Caprera Pietro Senno 1860/70