Palazzo Roncale Piazza Vittorio Emanuele, 25, Rovigo
19 settembre 2020/ 17 gennaio 2021
Nel 1321, per la seconda volta nella sua vita, Dante Alighieri si smarrì in una selva oscura. Questa volta, però, non si trattava di un’allegoria del peccato, come scrisse nel primo Canto della Divina Commedia, ma di un vero bosco, fitto di rovi, rami intricati e acquitrini. Era così, infatti, che si presentava il Delta del Po a quei tempi. E narra la tradizione popolare, che a salvarlo, in quel frangente, non fu Virgilio bensì un albero, un’enorme quercia sulla quale il Sommo Poeta si arrampicò per potersi orientare e ritrovare la diritta via. Che sia andata realmente così non ci è dato sapere: di certo la tradizione ha ormai identificato l’albero provvidenziale con il secolare esemplare di Quercus Robus che dominava l’argine del Po di Goro nei pressi di San Basilio, chiamato in dialetto locale “la Gran Rovra di San Basilio”.
Se il suo primo perdersi in una selva oscura è stato per Dante lo spunto per scrivere l’incipit di uno dei capolavori assoluti della letteratura mondiale, lo smarrimento della retta via nel Delta del Po è stato l’ispirazione, a quasi 700 anni dalla sua morte, per un articolato progetto culturale, intitolato appunto La Quercia di Dante.
Gustavo Dorè Inferno Primo canto
Visioni dell’Inferno
Il fulcro del progetto è una mostra dal titolo Visioni dell’Inferno, dove protagonista assoluta sarà la prima delle tre Cantiche della Divina Commedia. Tre artisti, alle cui opere è stato affidato il compito di evocare i trentatré Canti (più il Prologo) in cui è narrata l’avventurosa discesa nelle viscere della Terra che porterà il poeta toscano e la sua guida al cospetto di Lucifero. Ma anche tre nazionalità e tre epoche diverse: le visioni degli inferi danteschi, infatti, sono quelle del francese Gustave Doré (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), dello statunitense Robert Rauschenberg (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) e della tedesca, a noi contemporanea, Brigitte Brand.
Un artista per ognuno degli ultimi tre secoli: diversissime le sensibilità, diversissime le interpretazioni, diversissime le tecniche utilizzate.
Un altro Inferno è possibile
Dopo aver attraversato i tre cerchi infernali di Doré, di Rauschenberg e di Brand, il percorso prosegue verso gironi della mostra in cui sono ospitate visioni dell’Inferno particolarmente originali, capaci di sorprendere per la loro singolarità.
È il caso dell’Inferno di Patrick Waterhouse e Walter Hutton, due giovani artisti inglesi provenienti da Fabrica, il laboratorio creativo fondato da Luciano Benetton e Oliviero Toscani. Ai due ragazzi, che non avevano mai letto la Divina Commedia, è stato chiesto di tradurre l’Inferno attraverso la sensibilità e lo sguardo fresco e curioso di chi, non essendo mai stato influenzato dalle letture scolastiche, si accosta per la prima volta al capolavoro di Dante. Ne è nato L’Inferno di Dante. Una storia naturale, un volume illustrato e commentato dai due autori che si concentra sui dettagli che più li hanno incuriositi e sul complesso universo storico e metaforico creato da Dante.
Ancora più sorprendente è il girone successivo, L’Inferno di Topolino, nel quale è ospitata la prima edizione della parodia a fumetti della Divina Commedia, prodotta dalla Disney e pubblicata in Italia dall’ottobre del 1949 al marzo del 1950. Un vero e proprio poema, scritto in terzine ed endecasillabi, come l’originale, che ha per protagonisti Topolino, nel ruolo di Dante, e Pippo in quello di Virgilio.
Copie molto originali
Dopo questa divertente escursione in un Inferno a fumetti, la mostra si conclude con un’ultima tappa nella quale sono esposte alcune preziosissime edizioni del capolavoro di Dante custodite dall’Accademia dei Concordi, insieme ad altre eccezionalmente concesse dalla Biblioteca del Seminario Vescovile di Rovigo e pubblicate tra il Cinquecento e il Novecento.
Cominciando con la più antica: una copia del 1512, stampata a Venezia dallo Stagnino e commentata da Cristoforo Landino.
Palazzo Roncale
19 settembre 2020/ 17 gennaio 2021
venerdì dalle 9.00 alle 19.00
sabato e domenica dalle 9.00 alle 20.00
Ingresso gratuito
Per prenotare o avere informazioni chiamaci
da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 18.30
sabato dalle 9.30 alle 13.30
0425 460093 info@palazzoroverella.com
Palazzo Roncale Rovigo