Autore Luciano Pellicani
Editore Rubettino
Anno 2016
Pag. 444
Prezzo Euro 24,00
L’assalto terroristico al Bataclan di Parigi ha brutalmente riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale un fenomeno che a molti studiosi era sembrato definitivamente estinto: l’odio contro l’Occidente.
Le radici di questo odio risalgono all’epoca durante la quale l’Occidente estese i suoi tentacoli sull’intero Pianeta, sottoponendo alla sua smisurata volontà di dominio e di sfruttamento le società orientali. Tutto ciò, naturalmente, ha suscitato il risentimento e la collera del “proletariato esterno”, tanto più che il dominio coloniale fu caratterizzato dal disprezzo razzista nei confronti dei popoli assoggettati, descritti come biologicamente incapaci di autogovernarsi e, quindi, bisognosi di una “paternalistica tutela”.
Ma quest’odio contro l’Occidente non è nato solo dal “proletariato esterno” bensì anche in seno all’Occidente, infatti le prime significative manifestazioni della rivolta intellettuale e morale contro il mondo moderno si registrano proprio in Europa, dal cui grembo sono scaturiti travolgenti movimenti rivoluzionari di massa – comunismo, fascismo, nazismo – animati dall’intenso desiderio di fare tabula rasa della civiltà liberale.
Questo volume vuole ripercorrere il fenomeno da un punto di vista storico-sociologico per meglio comprendere le radici ideologiche e religiose dell’odio contro la Modernità.
Luciano Pellicani
Ruvo di Puglia (Bari) 10 aprile 1939. Sociologo. Direttore della Scuola di giornalismo della Luiss. Insegna Sociologia politica. Ex direttore di Mondoperaio.
• «Intellettuale, socialista riformista, grande teorico dell’anticomunismo craxiano» (Claudio Sabetti Fioretti)
• «L’unico craxiano ad aver affrontato con onestà intellettuale, e dunque con lucidità, il tema del Craxi statista, è stato anche il ”più craxiano” nel senso delle idee e degli ideali». (Paolo Flores D’Arcais) [Fatt 17/1/2010].
• Fu lui a scrivere, nell’estate del 1978, il cosiddetto «saggio su Proudhon»: una risposta di Craxi a Berlinguer, pubblicata dall’Espresso, nella quale si criticava aspramente il leninismo.
• «La mia famiglia era comunista. Mio padre si fece anche qualche anno di confino. Lo strappo è avvenuto nel 1956, con la rivolta ungherese Avevo 17 anni. Abitavo a Napoli, con mia madre che si era separata. Studiavo poco, leggevo molto. Volevo fare il regista. Mi laureai con una tesi su Gramsci. E mi convinsi che il comunismo non era una buona idea realizzata male. Era proprio un’idea sbagliata».
• Tra le ultime pubblicazioni Il potere, la libertà e l’eguaglianza (Rubettino, 2012), La società dei giusti (Rubettino 2012).
Giorgio Dell’Arti Catalogo dei viventi