Simonetta Chiappini, Edizione Le Lettere.
Anno 2011.
€ 20,40
pp. 268
Gli stranieri ci hanno considerati, per almeno tre secoli, e ancor prima che fossimo una nazione, il “popolo cantante”. Italianità ha significato spontaneo talento musicale, ma anche vocazione alla pigrizia e alla delizia estetica, inerzia politica e inaffidabilità civile. Eppure il melodramma, frutto dello splendore e del malessere di un popolo oppresso, negli anni della riscossa risorgimentale è riuscito ad interpretare la necessità di costruire il carattere nazionale: il “volgo disperso”geniale e truffaldino sarebbe divenuto, anche grazie alla musica, un popolo di eroi, di generosi combattenti, di martiri capaci di sacrificio e di coscienza civile. La trasformazione della donna-Italia da femmina violata e sconfitta, destinata a compiacere i vincitori e i potenti, a figura di immacolata redentrice fu rappresentata ed esaltata attraverso le peripezie vocali dell’eroina operistica, il soprano, che con la sua voce ardente ed angelica ne incarnava il sublime destino di sacrificio, morte e resurrezione. Questo libro disegna l’intreccio tra melodramma e storia d’Italia, tra passione e politica, esplorando i rivoli sotterranei e i meandri segreti di un’ identità nazionale ancora da scoprire.