I giovani contro il Parlamento per la guerra all’Austria
Paolo Mieli
Corriere della Sera del 5 marzo
Sessant’anni prima del 1968 si affacciò sulla scena politico-sociale del nostro Paese un movimento giovanile con caratteristiche quasi identiche a quelle che avremmo ritrovato verso la fine del secolo, all’epoca di Adriano Sofri, Oreste Scalzone e Mario Capanna. Nel 1908 si ebbe un’ondata di agitazioni studentesche a carattere irredentista, che si concluse a fine anno con un moto di solidarietà e di soccorso alle popolazioni colpite dal sisma che aveva devastato la costa della Sicilia orientale e quella calabrese. Come ha ben messo in evidenza John Dickie in Una catastrofe patriottica. 1908: il terremoto di Messina (Laterza), quegli aiuti furono portati nel quadro di uno schema retorico che proponeva uno stretto parallelismo tra la tragedia naturale e la guerra. Schema che, di lì a breve, ebbe occasione di ripresentarsi per l’aggressione coloniale alla Libia (1911) e, poco tempo dopo, per l’ingresso dell’Italia nel primo grande conflitto mondiale (1915). Ma è nel 1908 che tutto si mette in moto, come spiega Catia Papa in un interessantissimo libro che sta per essere pubblicato da Laterza: L’Italia giovane dall’Unità al fascismo. L’occasione che diede il la al movimento fu il pellegrinaggio studentesco alla tomba di Giosuè Carducci in un fine settimana a metà febbraio, nel primo anniversario della morte del poeta. «Dimenticate o rimosse le contestazioni degli studenti bolognesi a Carducci del 1891, quando la sua adesione alla politica crispina aveva generato un autentico tumulto nell’ateneo emiliano», scrive Papa, «l’Associazione degli studenti milanesi redasse un manifesto affisso negli istituti scolastici e pubblicato su “L’Azione studentesca”, nel quale celebrava il “Maestro che insegnò la religione della Patria e del Dovere”, invitando tutti gli studenti ad andare a deporre una corona di fiori sulla tomba eretta ad “Altare della Patria”». L’irredentismo, Carducci e Messina erano in realtà poco più che pretesti per dar sfogo a una rivolta dei figli contro i padri appartenenti alla «generazione di mezzo» (di mezzo tra quella che aveva fatto l’Italia e quella che avrebbe combattuto la Prima Guerra Mondiale), accusati di essere privi di ideali e inadatti a raccogliere le bandiere affidate loro dai genitori che avevano animato il Risorgimento. In realtà la storia delle ribellioni giovanili era iniziata molto tempo prima. Philippe Ariès, in Padri e figli nell’Europa medievale e moderna (Laterza), ha reso evidente come, già alla vigilia del 1789, la deruralizzazione, l’urbanizzazione e la trasformazione dei mestieri avevano progressivamente infranto i vecchi vincoli comunitari e familiari, rendendo obsoleti modelli di comportamento e antichi rituali di accesso all’età adulta. [Leggi di più…] infoGli studenti interventisti antenati del Sessantotto