… E tra le giornate più felici da Capo dello stato vi furono quelle della celebrazione – con orgoglio e fiducia, pur nella coscienza critica dei tanti problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide con cui fare i conti – del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, circondato dal calore e dall’attiva partecipazione popolare nei luoghi del Risorgimento lungo l’intera penisola… Giulio Napolitano, figlio di Giorgio Napolitano.
Alla Camera dei Deputati, durante la cerimonia laica in onore del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, il figlio Giulio ha ricordato come uno dei meriti della sua presidenza l’impegno costante a rafforzare tra gli italiani il sentimento patriottico, a partire dai valori di identità nazionale, di libertà e di democrazia, che si sono affermati negli anni del Risorgimento e che si ritrovano nella carta Costituzionale del nostro Paese. Gli stessi meriti li aveva riconosciuto Papa Bergoglio, quando era andato a rendere omaggio a Giorgio Napolitano alla camera ardente in Senato e aveva scritto nel libro delle presenze “un grande uomo, servitore della patria”; riconoscendo così, tra i valori risorgimentali anche quello della laicità dello Stato, proprio nei giorni in cui si ricordava la fine del potere temporale del papato con la Breccia di Porta Pia.
Durante le celebrazioni del 150°Anniversario dell’Unità d’Italia, tra i luoghi risorgimentali visitati da Napolitano, non poteva mancare Firenze: vi giunse l’11 maggio 2011 per partecipare al convegno nel Cenacolo di Santa Croce su Bettino Ricasoli, importante protagonista del Risorgimento, prima fiorentino e poi nazionale. In quell’occasione il Comitato Fiorentino per il Risorgimento gli fece omaggio della propria coccarda, in cui si rappresenta l’affermazione dell’Indipendenza Toscana con la manifestazione del 27 aprile 1859, che vide la fine del potere granducale dei Lorena e il tricolore a Palazzo Vecchio.
Napolitano ha esercitato il ruolo di garante dell’Unità d’Italia nel migliore dei modi, come del resto ha svolto le altre funzioni previste dalla Costituzione; così hanno pure fatto altri due presidenti della Repubblica, in un simbolico passaggio del testimone di una staffetta patriottica.
Azeglio Ciampi, che lo ha preceduto, ha riconciliato gli italiani con i loro simboli: l’Inno di Mameli, il Tricolore e il Quirinale, che chiamava la “casa di tutti gli italiani”. Nei momenti di disorientamento politico è stato anche il pacificatore che ha spento mille focolai di scontro troppo acceso, l’arbitro dei conflitti insanabili, il predicatore instancabile del dialogo e della concertazione, il saggio che indica i nodi da sciogliere e al tempo stesso istilla fiducia.
Sergio Mattarella, il suo successore alla presidenza, in questi ultimi anni drammatici per la pandemia e per la guerra in Ucraina, si è rivolto sia alle istituzioni che ai cittadini italiani confidando nel loro senso di responsabilità rispetto ai sacrifici, alle rinunce e alle restrizioni che riguardavano la vita normale, nella consapevolezza che una piena cittadinanza democratica comporta diritti e doveri nei confronti della comunità in cui si vive.
Oggi l’Italia perde con Giorgio Napolitano un grande Presidente, uno dei protagonisti principali della storia repubblicana. Uomo di sinistra, legato alla propria storia, ma anche a quella del proprio Paese, statista italiano ma anche europeo, simbolo della credibilità e della forza delle istituzioni della Repubblica, insomma un vero e proprio “Padre della Patria” in un contesto politico e sociale certamente diverso rispetto agli anni del Risorgimento, in cui va comunque sempre salvaguardato il valore dell’Unità italiana ed europea.
Sergio Casprini
I funerali di Stato del presidente emerito Giorgio Napolitano alla Camera dei Deputati