Autori Eugenio Barbera – Domizia Carafòli
Editore Est Press
Anno 2018
Pag. 271
Prezzo € 14,33
Si tratta della storia d’amore segreta tra l’eroe della prima Guerra Mondiale – il leggendario aviatore Francesco Baracca – e una giovanissima ragazza friulana. Di questo amore restano tredici lettere che Baracca scrisse alla ragazza (profuga a Milano) nei suoi ultimi mesi di vita, prima di cadere abbattuto sul Montello il 19 giugno 1918. Nel giugno 2018 ricorrono perciò i cento anni dalla morte di Baracca e i cento anni dalla conclusione del conflitto. Diventa quindi di particolare interesse questa vicenda sentimentale proiettata sul grande e drammatico sfondo della Grande Guerra. La memoria di Baracca è affidata a decine di agiografiche biografie, quella della sua innamorata segreta sarebbe cancellata senza questa ricostruzione che oltretutto ridisegna in chiave più realistica la figura del mitico eroe dell’aria. Ma ne emerge anche una interessante figura femminile di cui è stata ricostruita la vita, trascorsa sui palcoscenici dei teatri d’opera.
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Messaggero Veneto 16 Giugno
Due giornalisti – Eugenio Barbera e Domizia Carafòli – ripropongono Francesco Baracca oggi alla nostra attenzione, non solo come eroe tutto patria e famiglia, ma restituendo anche l’aspetto privato e umano del pilota dai nervi d’acciaio, l’aviatore che sfidava il destino, giocando ogni giorno la vita alla roulette .
Di “Baracca. L’ultimo amore” parliamo con gli autori.
Eugenio Barbera, quale motivo o curiosità vi ha spinto a scrivere questo libro su Baracca?
“Veramente è stato un caso, come spesso accade nella vita. Oltre che giornalista sono anche collezionista di documenti antichi: lettere, fotografie d’epoca, dagherrotipi. Diversi anni fa lessi sul periodico Secondamano che erano in vendita tredici lettere autografe di Francesco Baracca. Ovviamente saltai sulla sedia e presi immediatamente contatto con il venditore. Così scopersi che appartenevano a una signora, ricevute in dono da una cantante lirica poco prima di morire».
Una cantante lirica? Aveva qualcosa a che vedere con il mondo dell’aviazione?
«Proprio niente. Me era la destinataria delle lettere che aveva regalato. E di lei si conosceva solo il nome: Norina Cristofoli».
Un po’ poco per scrivere un libro…
«Infatti. Tanto che lì per lì mi dimenticai della cosa. E decisi di non acquistare le lettere. Anche perché la signora chiedeva sei milioni e mezzo di lire. Considerando che a quell’epoca il mio giornale, La Notte, aveva chiuso e io ero disoccupato…».
Ma poi le lettere le ha avute.
«Le ho ritrovate tre anni dopo da un amico antiquario. La signora le aveva evidentemente vendute. Ricordai che mi aveva raccontato che la donatrice era morta all’istituto don Guanella di Milano. Mi ci precipitai per saperne qualcosa e con un po’ di scuse e molte insistenze riuscii a ottenere una cartella di documenti appartenuti a questa Norina Cristofoli e dimenticati dalle suore del Guanella in cantina. Quando aprii la cartella sulla mia scrivania e vidi le fotografie inedite, gli appunti, i ritagli di giornale, confesso che ero emozionato: avevo trovato Norina, l’ultimo sconosciuto amore di Franceco Baracca».
Domizia Carafòli, lei ha scritto diversi libri di storia contemporanea. E quindi ne deve avere anche letti. Veramente, dopo tante ricerche biografiche su Baracca, di questa donna non si conosceva nulla?
“No, non c’era traccia di Norina. Sia nelle biografie scritte negli anni Trenta, molto agiografiche per dir la verità, sia in quelle più recenti che riportano i nomi di diverse donne conosciute da Baracca e alcune loro lettere.”
E questo vi ha incuriosito?
“Be’ certo. Anche perché questa Norina anche per noi era un po’ un ologramma. Dalle lettere si deduceva solo che era friulana, aveva conosciuto Baracca a Udine, si erano frequentati per un mese e poi lei si era rifugiata con la famiglia a Milano dopo Caporetto, insieme alle migliaia di profughi che avevano lasciato le terre invase”.
Non sarà stato facile ricostruire la sua figura…
“No infatti. C’è voluta una ricerca lunga e paziente. Abbiamo consultato archivi militari, anagrafi, archivi parrocchiali, quotidiani e riviste dell’epoca, abbiamo frugato dappertutto. Passo dopo passo, l’ologramma è diventato una donna”
Ma che cosa vi ha attratto in questa storia e vi ha spinto a farne un libro?
“È una storia tenera. Ma anche drammatica. Norina aveva solo sedici anni quando conobbe di persona Baracca e se ne innamorò. Lui era già famosissimo all’epoca, idolatrato dalle gente, conteso dalle donne. Riceveva centinaia di lettere di ammiratori e ammiratrici. Norina perse veramente la testa per lui. Ma la guerra era una realtà dura. Riuscirono a rivedersi solo una volta dopo Caporetto. Baracca aveva per lei molta tenerezza ma sapeva che non ci sarebbe stato un futuro per loro. Le ultime due lettere sono quasi un presagio di morte”
Questo è dunque il segreto della vita di Baracca?
“Il segreto dei suoi ultimi mesi di vita. Sullo sfondo di un grande dramma collettivo che si concluse sì vittoriosamente per noi ma con un costo altissimo di sofferenze e lutti. Oggi, nonostante il centenario, poco si ricorda di questa guerra, poco se ne parla, i giovani la ignorano e i suoi personaggi sembrano un po’ cartoline sbiadite dal tempo. Questo libro li vuole riportare in vita nella loro realtà di uomini e donne che hanno vissuto, amato e sofferto”.