Dalla rubrica del Corriere della Sera Lettere a Sergio Romano
Potrebbe mettere in evidenza, in sintesi, le differenze esistenti tra l’unificazione tedesca e quella italiana? Chi, tra Cavour e Bismarck, ha avuto più problemi? Chi è stato il più grande?
Sergio Pippi
Caro Pippi,
il confronto tra Cavour e Bismarck fu un tema patriottico del dibattito storico italiano dopo l’Unità ed ebbe qualche eco anche nella storiografia europea. Ma è un esercizio impossibile. Posso confrontare le qualità di due atleti che fanno lo stesso esercizio e corrono sulla stessa lunghezza. È molto più difficile confrontare due uomini di Stato che dovettero affrontare problemi alquanto diversi. Cercherò di elencare le principali differenze. Ciascuna delle due unificazioni fu ostacolata dall’Austria, ma Bismarck sconfisse l’impero asburgico sul campo di battaglia nel 1866 e conquistò in tal modo il diritto di perseguire liberamente la sua politica unitaria; mentre Cavour dovette ricorrere all’aiuto militare della Francia di Napoleone III e subirne i capricci.
L’uomo di Stato piemontese fu costretto a battersi contro l’ostilità di tutti gli Stati preunitari della penisola, mentre Bismarck poté contare, soprattutto dopo la vittoriosa battaglia di Sadowa, sulla collaborazione, sia pure riluttante, dei maggiori Stati tedeschi. Cavour dovette misurarsi con la Chiesa di Roma, una istituzione che aveva allora una doppia natura: era uno Stato e governava una parte considerevole dell’Italia centrale, ma esercitava al tempo stesso una considerevole influenza sulle coscienze della società italiana. Anche Bismarck venne ai ferri corti con la Chiesa Romana negli anni Settanta dell’Ottocento, ma il «Kulturkampf» (la battaglia culturale tra Stato e Chiesa) scoppiò quando la Germania era già unificata e per di più in un Paese dove esisteva una forte comunità protestante. Alla Santa Sede di Pio IX non piacque né l’unificazione tedesca né quella italiana. Ma la Chiesa si rassegnò alla prima più rapidamente di quanto non sia accaduto per la seconda. Uno dei primi gesti di Leone XIII, dopo la morte del predecessore, fu l’invio di una lettera all’imperatore Guglielmo in cui diceva di sperare il ritorno a relazioni amichevoli. Il riconoscimento dello Stato italiano, invece, avvenne dopo un negoziato che si protrasse con lunghi intervalli e fasi alterne dal 1919 al 1929. Cavour era morto scomunicato nel 1861 e il sacerdote disobbediente che gli dette l’estrema unzione era stato duramente redarguito.
Come vede, caro Pippi, Cavour e Bismarck non giocarono la stessa partita e non corsero sulla stessa lunghezza. Bismarck poté contare sulla forza militare prussiana e sulla maggiore omogeneità culturale del mondo tedesco. Cavour dovette lavorare di fantasia, d’immaginazione, di diplomazia e di scaltrezza. Fu bravissimo, ma morì troppo presto e il risultato del suo lavoro fu più fragile di quello realizzato da Bismarck negli anni seguenti.