Aleksej Naval’nyj
Il «mistero del cadavere scomparso» inutilmente reclamato finora dalla madre di Aleksei Navalny additato da Putin come un traditore perché dissidente e la trucida definizione («un cadavere morale») delle autorità moscovite del pilota russo Maksim Kuzminov appena assassinato in Spagna dove s’era rifugiato dopo aver «tradito» agli occhi putiniani una patria in cui non si riconosceva più dopo l’invasione dell’Ucraina, fa tornare alla mente un pezzo della nostra storia.
E Pietro Fortunato Calvi, figlio d’un poliziotto austroungarico ma veneziano, che pronunciò nel 1855 davanti alla corte marziale che lo mandava a morte queste parole: «Servii l’Austria sino dall’adolescenza, e per lungo tempo feci parte dell’esercito austriaco, agendo lealmente per tutto il tempo che indossai quella divisa. Quando nel 1848, dietro il mal governo e lo strazio che l’Austria faceva della mia povera patria, le popolazioni italiane si sollevarono, abbandonato l’esercito austriaco, dimettendomi dalle mie funzioni, proclamai il sacro diritto dell’Italia di essere nazione indipendente, e lealmente combattei in mezzo al popolo per sostenerne il conculcato diritto. Ma ne’ miei rapporti, sia allorché appartenevo all’esercito austriaco, sia quando, data la mia dimissione, mi accompagnai co’ miei fratelli, agii sempre con quella lealtà, con quell’onestà inerenti ad un ufficiale d’onore. (…). E dichiaro che piuttosto di rinnegare i santi principii su cui riposa la causa della libertà e dell’indipendenza d’Italia, piuttosto di aderire alla rapace politica di Casa d’Austria, sanzionandone i diritti con atto qualunque che sembri una adesione o una dichiarazione di sommissione alla sua autorità, io, Pietro Fortunato Calvi di Padova, già ufficiale nell’esercito austriaco, ex-colonnello nell’esercito italiano durante la guerra dell’indipendenza, ora condannato a morte, per crimine di alto tradimento, vado lieto incontro a questa morte, dichiarando in faccia al patibolo che quello che ho fatto, l’ho fatto di mia certa scienza, che sarei pronto a farlo ancora onde scacciare l’Austria dagli Stati che infamemente ha usurpati. Chieggo che questa mia dichiarazione sia (…) unita al mio processo onde tutti sappiano che Pietro Fortunato Calvi, piuttosto che tradire la sua patria, offre il suo cadavere».
Gian Antonio Stella Corriere della Sera 21 febbraio 2024
PIER FOTUNATO CALVI Lapide via del Municipio 1 (cortile) Padova