Via Benedetto Fortini , quartiere di Gavinana, Firenze
Citata nel 1181 col titolo di Santa Maria di Fabroro, fu poi detta Santa Maria alla Badiuzza quando venne affidata ai monaci Benedettini. La denominazione “al Paradiso” deriva da quella data dal convento di Santa Brigida al Paradiso, a sua volta nominato dalla villa degli Alberti, trasformata nel 1390 in cenobio per i seguaci di Santa Brigida di Svezia, ai quali fu affidata anche la cura della parrocchia. Dal 1593 il monastero fu solo femminile e sopravvisse fino al 1776. L’attuale chiesa parrocchiale è preceduta da un portico del 1706 ornato da una Madonna col Bambino, affresco staccato e danneggiato, attribuito a Pier Dandini . Restaurata nel 1976, all’interno si trova un Crocifisso ligneo attribuito a Bernardo della Cecca(fine Quattrocento).
Si tratta di edificio romanico a navata unica rigorosamente orientata ad est, con un’abside semicircolare che la conclude, da dove la luce solare dell’equinozio penetra attraverso una semplice monofora.
L’austera semplicità dell’edificio conduce immediatamente chi entra a volgersi verso l’abside, il cui ampio catino è concluso da una volta semisferica, con un’immagine analoga a quella di un grembo materno. La solitaria monofora, nella quale i vetri sono sostituiti da dieci lastre quadrate di alabastro traslucido, irradia la navata di una luce soffusa che non abbaglia e muove l’anima a riconoscere l’unica fonte della vita. In essa simbolicamente l’Uno ed il Dieci riassumono i numeri del cosmo. Nel colmo della volta un foro circolare è allineato con la monofora e con l’asse della navata. Accanto, in epoca successiva, è stato ricavato un secondo foro irregolare per far passare le corde delle campane. Si, perché la torre campanaria è stata costruita proprio sulla volta dell’abside. Si racconta che al di sotto dell’abside si trovi un cunicolo. Tutta l’area è ricca di acque sotterranee che scorrono nel sottosuolo facendone risuonare la terra di una vibrazione inudibile ed in parte emergono in un’antica fonte. La costruzione del campanile sulla volta dell’abside rappresenta una tipologia singolare, strutturalmente ardita della quale non conosco altri esempi. Il simbolo che racchiude è possente. La conca dell’abside è il ricettacolo dal quale si innalza il pilastro cosmico che unisce la terra al cielo, che collega il mondo ctonio a quello delle stelle. È l’immagine del ventre di Maria – e di ogni anima – che racchiude il Cristo, disceso all’inferi ed asceso al cielo.
Ma forse siamo in presenza di qualcosa di ancor più potente del semplice simbolo ed è questo che giustificava il coraggio di una soluzione così improbabile. E’ quel primo e perfetto foro centrale nella volta, circolare ed allineato con l’asse della chiesa, che ce lo dice: attraverso di esso le energie cosmiche e quelle telluriche si incontrano come due opposte correnti incanalate da un’architettura sapiente; lì vibrano all’unisono di una frequenza sacra, che trasmuta la materia in spirito e lo spirito in materia, che ferma il tempo e lascia irrompere l’eterno, placando la tempesta dell’esistenza in una quiete celeste.
Architetto Renzo Manetti ( Architettura, Esoterismo, Simbolismo, Spiritualità)