Se qualcosa ha caratterizzato particolarmente il Settennato di Carlo Azeglio Ciampi, è stato il suo richiamo al Risorgimento, inteso non come vicenda storica chiusa in sé, ma come fecondo terreno di coltura dei valori con cui si è misurata la storia di oltre duecento anni della nostra penisola. Un “filo rosso”, come egli stesso ha definito la continuità, ha legato e lega i primi fermenti per la libertà, dalle lotte e dai sacrifici di un popolo per legarla all’indipendenza e all’Unità, alla tensione verso una reale democrazia, alla necessità di ritrovare il patrimonio di conquiste civili e di cittadinanza sottratto dal fascismo, e dunque a quel binomio Resistenza-guerra di liberazione, popolo-forze armate schierate con la libertà, che condusse al completamento di un antico progetto di repubblica democratica codificato dalla Costituzione.
Se quell’insieme ideale esaltato nel Settennato, il novantunenne Presidente emerito lo riconosce ancora fattore fondamentale per un rilancio della tensione etica, morale e politica del nostro Paese. Lo ha fatto comprendere, il 7 aprile di questo 2011 del 150°, nel suo Ufficio a Palazzo Giustiniani, quando ha ricevuto la delegazione venuta a porgergli il massimo riconoscimento del Comitato Livornese per la Promozione dei valori Risorgimentali, il “Bartelloni d’Oro”.
La motivazione incisa sulla targa del premio recava:
“Medaglia conferita a Carlo Azeglio Ciampi Presidente emerito della Repubblica Italiana per la grande lezione offerta al Paese sui valori del Risorgimento e sul loro valore fondativo per l’identità nazionale affermatasi con l’Unità, riconquistata con la Resistenza e definitivamente scritta con la Costituzione Repubblicana, per l’esempio di senso dello Stato offerto alle istituzioni, e per il solido legame con la comunità di Olivorno, città votata da sempre al dialogo internazionale, alla pace, alla democrazia, alla tolleranza” .
Idealmente, il Comitato di Livorno sentiva di rappresentare tutti i Comitati fratelli e il loro Coordinamento, della cui esistenza il Presidente ha appreso con compiacimento. Con il Comitato erano il Prefetto di Livorno, i rappresentanti del Comune e della Provincia, il rappresentante dell’Accademia Navale, il Presidente dell’Associazione Mazziniana labronica, il Direttore de “Il Tirreno” e l’Amministratore di “Tele-Granducato”, presente con una équipe. E, se la conversazione ha attraversato notizie e memorie della città, i ricordi di un giovane Ciampi soldato del Corpo italiano di liberazione, del poco più che adolescente professore di liceo, ha avuto anche una dimensione politica più ampia nel riferimento ai momenti cruciali dell’opera da ministro per l’euro, interpretato, allora e oggi, come formidabile strumento di coesione nazionale ed europea, contro tutte le forze che individuavano nella possibile emarginazione italiana un punto di partenza per la disgregazione dell’Unità nazionale. Fu anche quello un momento di richiamo ai valori fondamentali della nostra storia che, nella conversazione, hanno più volte portato a rievocare il valore dei padri della Patria che, pur nella diversità degli ideali di riferimento, avvertirono l’importanza di un terreno fondativo comune. Così, alla memoria di Mazzini legata al principio repubblicano, si è unito il ricordo della statura politica del liberale Cavour che un paio di occhiali dello Statista, gelosamente custodito da Ciampi, ha reso tangibile. In quei ricordi si è ritrovato il senso di un patrimonio condiviso delle diverse anime del Risorgimento, un insieme talmente indispensabile da renderlo oggi struggente necessità, perché prevalga il ritorno al primato nella politica dell’onestà intellettuale e del senso dello Stato.
Fabio Bertini