Lettere a Sergio Romano Corriere della Sera 15 maggio
Di fronte alla continua crescente ondata religiosa e buonista che — a mio modesto avviso — contribuisce all’agonia dell’Occidente, mi piacerebbe sapere dove è andato a finire l’anticlericalismo che, sia pure in piccola parte, contribuì al nostro Risorgimento e all’Unità d’Italia. Franco Federici
Caro Federici, quello che lei chiama «buonismo» non ha necessariamente radici religiose. In molti casi è un fenomeno sociale legato all’importanza che i diritti umani hanno progressivamente assunto nelle società contemporanee. I suoi volti sono numerosi. Esistono gruppi pacifisti, anticolonialisti, antirazzisti, terzomondisti, ambientalisti, spesso legati da una comune diffidenza per le grandi istituzioni tradizionali, fra cui anche le Chiese. L’anticlericalismo, invece, è una corrente sociale e politica dell’Ottocento radicale, molto presente allora in ambienti repubblicani, socialisti e massonici. Il suo nume tutelare è anzitutto Voltaire, ma anche Giordano Bruno, celebrato dalla massoneria italiana con un monumento nella piazza romana di Campo dei Fiori in cui il volto imbronciato e incappucciato del frate filosofo è rivolto verso San Pietro. Il monumento fu inaugurato nel 1889. Otto anni prima, nel luglio del 1881, quando la salma di Pio IX, morto nel 1878, fu traslata nottetempo nella basilica di San Lorenzo, gruppi di anticlericali dettero l’assalto al corteo funebre e cercarono di impadronirsi del feretro per gettarlo nel Tevere. Tutto questo, caro Federici, mi sembra essere storia di altri tempi. Durante la Grande Guerra il generale Capello era massone e il Comandante Supremo, Luigi Cadorna, era figlio di Raffaele, il generale che comandò i bersaglieri a Porta Pia, nel settembre del 1870. Ma fra le persone del suo seguito, a Udine, vi era spesso padre Semeria, un sacerdote in odore di modernismo con cui il comandante supremo aveva una particolare familiarità. Un duro colpo all’anticlericalismo italiano fu inferto dalla Conciliazione del 1929, quando Mussolini divenne, secondo una famosa definizione di Pio XI, l’uomo «inviato dalla Provvidenza». E ancora più decisivo fu il colpo dato all’anticlericalismo dal «Vaticano II», il Concilio voluto da Giovanni XXIII che fu un tardivo riconoscimento della rivoluzione modernista, condannata da Pio X, cinquantacinque anni prima, con l’Enciclica «Pascendi dominici gregis». Da allora la Chiesa è molto cambiata. Questo non le ha impedito di assumere posizioni fortemente criticate e contestate dalla società laica, soprattutto in questioni che attengono al diritto di famiglia. Ma il vecchio clericalismo e il vecchio anticlericalismo appartengono egualmente al passato.
Sergio Romano