La tomba di Pellegrino Artusi alle Porte Sante Firenze
LETTERE al Corriere della Sera 29 ottobre 2021
Caro Aldo, ho una domanda da farle: perché, secondo lei, i tre libri dell’identità italiana sono «Cuore», «Pinocchio» e l’Artusi? GIANNI GIOLO
Caro Gianni, ottima idea inserire Pellegrino Artusi tra i padri della patria letteraria, e non solo. «La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene» è un libro fondamentale: fece ai fornelli quello che Cavour aveva fatto in politica, riunificò la gastronomia italiana. Come ha fatto notare Carlo Cracco, mentre i francesi hanno una cucina nazionale, noi abbiamo tante cucine regionali. Occorreva un testo sacro che riunisse le principali ricette; anche se l’origine romagnola di Artusi lo connota inevitabilmente. Dopo aver avuto in casa la banda del brigante Passatore, Pellegrino aveva lasciato la sua piccola patria ed era andato a vivere a Firenze, dove morì e dov’è sepolto nel cimitero di San Miniato, in cui riposa anche Carlo Lorenzini detto Collodi, il papà di Pinocchio. Anche oggi i libri di ricette vanno molto. Ma ancora più successo hanno i libri di diete. Li sfoglio sempre, e li trovo tutti uguali. Certo, alcuni esperti consigliano i piccoli pasti frequenti, altri il digiuno intermittente. Ma tutti sostengono — giustamente per carità — che bisogna mangiare molta frutta e verdura, meglio se biologica, pasta solo integrale, carni bianche piuttosto che rosse, pesce azzurro piuttosto che crostacei. Le carote crude fanno meglio della sugna fritta, i broccoli sono da preferire alla coratella, i semi di chia alle animelle, le centrifughe di ananas al whisky torbato.
Quanto a Pinocchio — uno dei pochi libri italiani tradotto davvero in tutto il mondo —, ormai lo leggono in pochi. Cuore di De Amicis non lo legge più nessuno. Il Risorgimento non è di moda, i buoni sentimenti neppure. Ed è un peccato. ALDO CAZZULLO