Nuova luce sulla sorella di Leopardi nella biografia di Elisabetta Benucci edita da Le Lettere L’autrice qui racconta i viaggi nell’amata Toscana, da Firenze a Pisa, la sua ultima dimora
Corriere Fiorentino 11 dicembre 2020
È la prima biografia completa sulla sorella «dimenticata» di Giacomo Leopardi. Si intitola «Vita e letteratura di Paolina Leopardi» (Firenze, Le Lettere); l’ha scritta Elisabetta Benucci, filologa e storica della letteratura che collabora con l’Accademia della Crusca e che negli anni ha riportato all’attenzione del pubblico la storia di una donna «colta e forte» come la definì il fratello. Il volume ricostruisce la sua vita attraverso lettere e documenti in gran parte inediti, concentrandosi soprattutto sulla sua attività intellettuale. Per l’occasione pubblichiamo un contributo che l’autrice ha scritto per il «Corriere Fiorentino» in cui racconta i viaggi in Toscana di Paolina.
Paolina Leopardi (18001869) arrivò a Firenze per la prima volta il 7 ottobre 1863. Si concretizzava così un suo antico sogno che fino ad allora sembrava irraggiungibile: quello di viaggiare e di uscire dall’isolamento di Recanati, ma soprattutto di visitare i luoghi dove il fratello Giacomo aveva vissuto. Il medesimo desiderio la porterà anche a Pisa, dove il poeta aveva scritto uno dei suoi capolavori più grandi, A Silvia.
La riscoperta e la pubblicazione recente, di tanti documenti poco conosciuti o inediti, come il suo epistolario o come i suoi scritti permettono oggi di riscrivere e ridisegnare minutamente la vita e la storia intellettuale di questa donna poco ricordata, ma fuori del comune e di alto spessore culturale (pochi sanno che è stata la prima donna a scrivere in italiano una vita di Mozart). Costretta alla segregazione dal rigido sistema familiare («Io vorrei che tu potessi stare un giorno solo in casa mia, per prendere una idea del come si possa vivere senza vita, senza anima, senza corpo», scriveva nel 1831), solo in tarda età Paolina riuscì a vivere la sua «stagion lieta» e a conoscere il piacere della libertà, dei viaggi, delle relazioni affettuose, delle vanità.
A Firenze, dove rimase per dodici giorni, prese alloggio all’Hotel Porta Rossa, antica e signorile dimora, dove avevano soggiornato personalità molto famose, da Byron a Stendhal a Lamartine. L’Hotel era a due passi da Piazza Santa Trinita sulla quale si affacciava Palazzo Buondelmonti, sede di quel Gabinetto Vieusseux, dove Giacomo Leopardi aveva trascorso tante serate, in compagnia degli amici suoi di Toscana. Paolina si sottopose a un vero e proprio tour de force per ammirare ogni monumento della città; non mancavano tuttavia soste nelle boutiques, nelle librerie, nei caffè. Abbandonati i lunghi abiti neri che l’avevano mortificata da giovane, ammirata ora per il suo abbigliamento elegante, volle farsi ritrarre dal famoso studio fotografico dei Fratelli Alinari, in Via Nazionale, al quale si devono le foto di Paolina che sono arrivate fino a noi. Riuscì anche a farsi ricevere da Gino Capponi che era stato in relazione, pur non sempre amichevole, con il fratello. Per ottenere quell’incontro che, come dirà lei stessa, fu il più importante della sua vita, Paolina aveva messo sottosopra mezza Firenze: «è impossibile descrivere le sensazioni che si provano in presenza di quel nobile ed augusto vecchio! Io non dimenticherò mai la sua stretta di mano, piena di benevolenza e di affetto», scriveva a Giambattista Giuliani, il famoso dantista che l’aveva raccomandata.
La Toscana era rimasta nel cuore di Paolina; e vi tornò nel dicembre 1868, dirigendosi a Pisa, dove sperava di trovare un luogo climaticamente più adatto alla sua malferma salute. Le erano tornate alla mente le parole che Giacomo le aveva scritto proprio da Pisa, nel novembre 1827: «Paolina mia. Sono rimasto incantato di Pisa per il clima… qui ho trovato tanto caldo che ho dovuto alleggerirmi di panni…. L’aspetto di Pisa mi piace assai più di quel di Firenze: questo lung’Arno è uno spettacolo così bello, così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente che innamora». Arrivata il 4 dicembre, scelse come residenza l’esclusivo Albergo Reale della Vittoria (oggi Royal Victoria Hotel, Lungarno Pacinotti 12), un albergo storico con una magnifica vista sull’Arno. Accolta con grandi onori, Paolina visitò la città in compagnia del letterato Felice Tribolati. Volle vedere anche la celebre tenuta reale di San Rossore e arrivare a Livorno, il cui porto le apparve «magnifico». Un pensiero, però, era fisso nella sua mente. Come già avvenuto a Firenze, desiderava rintracciare qualcuno che avesse conosciuto il fratello. Anche stavolta ci riuscì, incontrando Teresa Lucignani, la governante della casa di via della Faggiola, dove Giacomo era stato a pensione.
Dopo Recanati, Pisa è il luogo dove Paolina ha vissuto più a lungo, circa tre mesi e mezzo. Non poteva immaginare che quella sarebbe stata la sua ultima dimora, che lì avrebbe terminato i suoi giorni. Aveva infatti programmato di rientrare nel «natio borgo selvaggio» alla fine dell’inverno. Prima di lasciare la Toscana, voleva però rivedere Firenze, ora capitale d’Italia. «Sono stata a Firenze – scriveva da Pisa il 27 febbraio 1869, dove faceva un freddo del diavolo, e non ho sofferto al petto: — mi sono costipata, è vero… Ora riprendo fiato in questo tranquillo soggiorno, e mi dispongo in pace a lasciarlo». Non poteva sapere che queste sarebbero state le sue ultime parole. Spirò sabato 13 marzo, uccisa da una polmonite.
Le sue spoglie tornarono a Recanati il 31 marzo per essere tumulate nella chiesa di Santa Maria Varano, dove erano sepolti tutti i Leopardi, tranne l’amato e mai dimenticato fratello Giacomo.
Elisabetta Benucci