Caro Direttore, alla facoltà di lingue slave della Università degli Studi di Milano Bicocca, mercoledì 9 marzo, un professore, scrittore e studioso di letteratura russa, avrebbe dovuto iniziare un corso di 4 lezioni, concordato e annunciato da tempo, sul pensiero e la vita di Fëdor Dostoevskij. Il corso sarebbe stato gratuito e aperto a tutti. Ma una mail dell’Università degli Studi bloccava ieri l’iniziativa: “allo scopo di evitare ogni forma di polemica interna, in quanto momento di forte tensione.”
Come dire: visto che Putin, che è russo, ha deciso questa infamità dell’invasione dell’Ucraina, noi non vogliamo grane con Dostoevskij, russo e pietroburghese come lui. Importa poco che Dostoevskij, nato 200 anni fa (!), sia stato condannato a morte, nel 1849, perché si era opposto, in nome della solidarietà e giustizia, all’autocrazia dello zar, e che, risparmiato in extremis, sia stato deportato ad Omsk, nel cuore delle nevi siberiane, nella detenzione spaventosa della “casa dei morti”. Non importa che la sua scrittura sia universale, e che ci parli di amore e di libertà.
E allora, visto che Hitler ha fatto quel che ha fatto, perché non censuriamo la musica di Beethoven?
Perché non censuriamo la musica di Rossini, o -perché no? – anche la Divina Commedia, visto che Mussolini un bel po’ di danni al mondo li ha fatti?
Pare che, dopo molto traccheggio, l’Università ci abbia ripensato. Non ne abbiamo conferma, ma forse il corso, alla fine, si terrà. Noblesse oblige…
Saluti.
Livio Ghelli
Fëdor Dostoevskij