Pasquale Villari, nato a Napoli nel 1826 e morto a Firenze nel 1917, fu un uomo di cultura ed un esponente politico moderato ma fu tra i primi a porre alla classe politica e all’opinione pubblica la “questione meridionale” negli anni del brigantaggio e durante lo sciopero del 1896 delle trecciaiole in Toscana seppe capire le ragioni della loro lotta e sostenne le loro rivendicazioni.
Professore di storia all’Istituto Superiore di Firenze dal 1865 al 1913 intervenne a più riprese per garantirne la sopravvivenza, deputato e poi senatore, fu anche ministro della Pubblica Istruzione nel biennio 1891-92.
Nel 1892 scoppiò lo scandalo della Banca Romana e nel successivo novembre del ’93 il governo fu travolto e Giolitti si dimise per consentire la massima libertà alla accesa discussione sui risultati dell’inchiesta parlamentare.
Il 1° novembre ’93 Pasquale Villari scrisse un lungo ed indignato articolo su “Nuova Antologia” dal titolo “Dove andiamo”.
Il fascicolo venne stampato dalla tipografia della Camera dei Deputati e distribuito ai colleghi…
Anche oggi in Italia viviamo un momento difficile della vita pubblica: crisi economica, scandali, fibrillazione nelle istituzioni e nei partiti, movimenti di protesta che non riescono a tradursi in una progettualità politica credibile ed efficace e quindi dove andiamo?
Per queste ragioni sono ancora attuali le parole, vecchie e nuove allo stesso tempo, con cui Pasquale Villari, con l’orgoglio e le passione che avevano allora gli uomini del Risorgimento ,concluse il suo appello:
…Oggi è l’ora solenne in cui la Patria impone la concorde unione, richiede l’iniziativa di tutti… Che ognuno compia il suo dovere, senza aspettare che altri lo compia per lui;che gli onesti escano dalla loro inazione, e si faccia capire al paese, che la presente situazione non è per se stessa disperata; ma che la nostra indolenza, questo nostro eterno stare a guardare, come se si trattasse di altri; le nostre divisioni, i nostri rancori l’hanno veramente ridotta a questione d’essere o non essere .La concordia, la virtù, l’abnegazione fecero l’Italia.Esse solo possono salvarla.