“Sfortunato quel popolo che ha bisogno di eroi”, questo famoso ammonimento di Bertold Brecht (dalla La vita di Galileo) ci rivela la visione utopica, ma anche ideologica del famoso drammaturgo tedesco che auspica un’umanità liberata da guerre ed oppressioni.
Un auspicio che non fa conti con la storia degli uomini fatta invece da episodi di lacrime e sangue e dal sacrificio di eroi. E se non eroi nell’accezione classica del termine, uomini che hanno comunque primeggiato nella politica e nella cultura, tenendo alto il nome della loro patria e del loro popolo
Il Risorgimento italiano è stato uno di questi momenti storici e di tanti suoi protagonisti serbiamo un reverente ricordo.
Se però nel Risorgimento si è affermato il valore della libertà e dell’indipendenza nazionale, di cui si è conservato il culto negli anni successivi, lo dobbiamo anche ad altri personaggi storici, vissuti in tempi diversi e che hanno concorso sia pure in maniera differente alla costruzione di questa memoria.
Il 3 Agosto 1530 nella battaglia di Gavinana perdeva la vita contro l’esercito imperiale il fiorentino Francesco Ferrucci, incaricato dalla Repubblica di Firenze di contrastare nelle campagne le truppe di Carlo V, che cingevano d’assedio la città.
Francesco Ferrucci con il suo sacrificio per la difesa della Repubblica Fiorentina nella battaglia di Gavinana è divenuto agli occhi dei patrioti italiani nel corso del XIX secolo una figura eroica ed un modello di comportamento nella lotta per la libertà ed il paese di Gavinana nelle montagne pistoiesi sempre durante il Risorgimento è stata meta di pellegrinaggi di italiani e di stranieri ( tra gli altri si fermarono nel’48 i volontari toscani che combatterono a Curtatone e Montanara).
La mattina del 3 agosto ’11 alla sua casa natale in via Santo Spirito di Firenze è stata collocata una corona d’alloro alla lapide, che onora la sua memoria, alla presenza di rappresentanti dei Comuni di Firenze e di San Marcello Pistoiese, del Rotary Club “Michelangiolo” e del Comitato Fiorentino per il Risorgimento a significare ancora il valore simbolico della sua vicenda di combattente per la libertà della patria (ai suoi tempi la Repubblica Fiorentina) nell’anno in cui si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Altra vicenda storica è quella di un altro fiorentino Giovanni Spadolini, un protagonista della politica e della cultura italiana nella seconda metà del novecento, di cui si è commemorata la figura giovedì 4 agosto, a 17 anni dalla sua morte a San Miniato, ove è sepolto.
Certamente Spadolini non è stato un eroe come Ferrucci, non è morto combattendo in battaglia per la patria, ha ricoperto ruoli importanti nei governi della Repubblica italiana, è stato anche presidente del consiglio, ma solo negli ultimi anni è stato colto fino in fondo il valore della sua battaglia con i suoi scritti ed interventi politici per il riconoscimento dei principi del Risorgimento nella storia italiana.
Infatti esponente di rilievo del Partito Repubblicano, erede di quella tradizione laico-liberale tanto forte nel’800, durante il Risorgimento, quanto minoritaria nel 900, quando in Italia si sono affermati i partiti di massa, che per la loro storia ed ideologia hanno sempre avuto di fatto pregiudizi nei confronti del Risorgimento, ha sempre riconosciuto il valore della democrazia italiana e delle istituzioni che si era data, non dimentico però dei meriti storici dei patrioti risorgimentali, moderati o radicali che fossero, nella costruzione della nazione italiana.
Alla cerimonia a San Miniato hanno partecipato molte persone, oltre ovviamente alle rappresentanze civili e militari, a testimonianza in tempi di crisi dei valori della politica della necessità di avere nuovi padri della Patria come Spadolini che nella sua vita, negli scritti e nell’azione politica ha speso le sue energie intellettuali ed umane per il buon nome dell’Italia e della sua storia.