Le vite avventurose del fondatore della Croce Rossa, di Viesseux e Debrunner
Arturo Colombo Corriere della Sera 31 marzo
I centocinquant`anni dell`unità d`Italia hanno visto fiorire una serie notevole di pubblicazioni.
Uno degli esempi più recenti è Il Risorgimento italiano e la Svizzera (il titolo di un saggio edito dalla Nicomp di Firenze), che è nato da un convegno di studi ricco di interesse, e soprattutto testimonia – come sottolinea l`ambasciatore Bernardino Reguzzoni – «il continuo intreccio della storia dei nostri due Paesi».
In queste pagine si ripropone – in modo certo sintetico ma estremamente originale – un tema poco noto come il notevole contributo offerto dalla Confederazione Elvetica al processo di unificazione del nostro Paese (del resto, la Svizzera è rimasta sempre straordinaria «terra ospitale» per quanti, fra noi italiani, sono stati costretti in differenti contesti storici a fare i «fuorusciti»!).
Ne il Risorgimento italiano e la Svizzera – oltre all`efficace rievocazione che Carlo Moos fa di un personaggio come Carlo Cattaneo, che all`indomani del1848, trova rifugio in Cantone Ticino, per l`esattezza a Castagnola, presso Lugano, dove passerà il resto della sua vita, fino al 1869, non solo insegnando al liceo ma anche approfondendo i temi a lui molto congegnali del federalismo -, spiccano soprattutto tre personalità svizzere che hanno saputo dare apporti, diversi eppure sempre significativi, alla causa dell`indipendenza del nostro Paese.
Basta considerare il ruolo svolto da Giovan Pietro Vieusseux, di famiglia ginevrina (un autore destinato a diventare molto caro anche a Giovanni Spadolini), che era arrivato a Firenze e fin dal 1819 aveva aperto un «gabinetto scientifico-letterario», per poi fondare la rivista «Antologia»:
due iniziative – spiega Cosimo Ceccuti – che avevano raccolto i migliori ingegni d`Europa, ed erano diventati subito un centro di diffusione degli ideali del Risorgimento (tanto è vero che Giuseppe Mazzini vi esordì nel 1826, quando era poco più che ventenne).
Non meno rilevante è stato il ruolo svolto da un altro nativo di Ginevra, Henri Dunant – su cui si sofferma Paolo Vanni -, che aveva preso parte alla battaglia di Solferino nel giugno del 1859, ma soprattutto che si era fatto geniale promotore di una fondamentale istituzione come la Croce Rossa (e un simile personaggio emerge anche dal volume Henri Dunant, la pace e il filo d`Arianna per vincere il Minotauro, curato da Rachele Farina e pubblicato re- centemente dall`Unione Femminile Italiana di Milano).
Ma forse la vera novità quale ci propone Giovanni Cipriani è Jean Debrunner, che era andato a Zurigo e nel 1848-49 era accorso in difesa della Repubblica Veneta, a capo di quella che si chiamava «compagnia dei cacciatori volontari svizzeri».
Oltre al notevole apporto da lui fornito sul piano specificamente militare, il quadro che emerge dalle sue numerose e puntali relazioni costituisce ancor oggi un documento decisivo, per verificare quali fossero state le terribili condizioni delle caserme, delle prigioni e degli ospedali durante quei mesi, così carichi di speranze e di dolori.