Son tempi tristi per l’Italia: tintinnar di manette nelle aule parlamentari, la classe politica che implode nel momento di una grave crisi economica, discredito delle istituzioni presso l’opinione pubblica salvo la Presidenza della Repubblica.
Preoccupa ancor di più il fatto che venga messa sotto accusa se pure con valide ragioni la Casta, la felice definizione data da Stella e Rizzo alla nostra classe politica, senza che si intraveda una credibile rifondazione dei partiti, e certamente non si può affidare questo compito alla magistratura che ha solo la funzione fondamentale di perseguire i reati. E quale può essere allora una possibile via d’uscita ad una situazione di crisi tra eletti ed elettori, tra popolo ed istituzioni che lo rappresentano?
Nei libri di storia si ricorda il nostro Risorgimento come il riscatto di un popolo per secoli senza una patria, senza libertà e senza un’identità nazionale e che solo nel 1861 si costituì l’Unità d’Italia al prezzo del sacrificio di tanti, donne ed uomini, nelle guerre d’indipendenza del 1848 e del 1859.
Anche il movimento della Resistenza in Italia contro i nazifascisti dal 1943 al 1945 è stato interpretato giustamente dagli storici come un secondo Risorgimento che si è felicemente concluso con la riconquista della libertà il 25 Aprile del 1945.
A Marzo di quest’anno in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia c’è stata una ampia partecipazione popolare a tutte le iniziative, promosse per ricordarla, e molti opinionisti hanno visto in queste manifestazioni emergere un forte bisogno da parte degli italiani di ritrovarsi uniti , non solo da una memoria condivisa della nostra storia patria, ma anche da una visione dello stato italiano che, nel rispetto del pluralismo e differenze di posizioni politiche e culturali, sappia affrontare nell’interesse generale le questioni cruciali della vita di una nazione( il lavoro, la salute, l’istruzione,il rapporto con le altre nazioni…).
Questo movimento di popolo, in parte guidato dal presidente Napolitano , ma anche nato in maniera fortuita e spontanea potrebbe diventare un terzo Risorgimento di riscatto nazionale, stavolta fortunatamente non armato, che potrebbe pacificamente non solo essere il lievito della rigenerazione delle nostre istituzioni, ma anche costringere le forze politiche a farsi carico degli interessi generali e non di bottega.
Un terzo Risorgimento che non dovrebbe esaurirsi alla fine di quest’anno alla conclusione dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia, ma che ogni anno dovrebbe far sentire ancora la sua presenza, individuando in particolare nella data simbolica del 17 Marzo un momento significativo per far sentire la sua voce.