Autore Sandro Gerbi
Editore Ulrico Hoepli
Anno 2019
Pag. 158
Prezzo € 16,90
Un libro controcorrente, in cui Sandro Gerbi non è andato alla ricerca delle proprie radici ebraiche, bensì si è concentrato sul processo inverso: ovvero sulla graduale secolarizzazione della sua famiglia nel corso del Novecento, attraverso l’abbandono della fede avita e della Comunità ebraica fi no alla ricorrente pratica dei matrimoni misti. Senza nostalgie, ma anche senza alcun rifiuto della propria ascendenza.
Il racconto inizia con il 1938, anno in cui il padre dell’autore, lo storico ed economista Antonello Gerbi, dovette lasciare l’Italia per il Perù a causa della legislazione razziale. Analoga la sorte dei suoi due fratelli (entrambi già affermati, l’uno come giornalista sportivo e l’altro come medico), che trovarono riparo negli Stati Uniti.
Con una scrittura vivace e ricca di aneddoti, l’autore ripercorre poi le vicende ‘ebraiche’ che lo hanno lambito nel corso del tempo: la nascita in Perù nel ’43 per via dell’esilio del padre, il rientro in Italia nel ’48, la sopravvivenza di uno specifico «lessico famigliare», un viaggio in Israele nel dicembre ’67, alcuni incontri decisivi (con l’esperto finanziario Renato Cantoni, il filosofo Lukács, i giornalisti Stille e Montanelli, l’agente letterario Linder). Fino al commovente primo ritorno a Lima nel 2010, 62 anni dopo esserne partito. Il volume è infine impreziosito da un inedito Album fotografico, che attinge a numerosi archivi privati.
Sandro Gerbi (Lima, 1943), storico e giornalista, autore fra l’altro del volume Mattioli e Cuccia (2011), ha pubblicato con Hoepli i seguenti volumi: Tempi di malafede (2a edizione 2012); Giovanni Enriques dalla Olivetti alla Zanichelli (2013), Indro Montanelli (con Raffaele Liucci, 2a edizione 2014), I Cosattini. Una famiglia antifascista di Udine (2016) e Raffaele Mattioli e il fi losofo domato (2a edizione 2017). Ha collaborato per oltre vent’anni alle pagine culturali della «Stampa», del «Sole 24 Ore» e del «Corriere della Sera».