Nasce ad Orta di Atella il 5 giugno 1820.
Sposa il 16 gennaio 1838, con un fastoso matrimonio, Dioniso Lazzari, cugino di Carlo Pisacane da parte di madre, mentre quest’ultimo, ancora allievo alla Nunziatella, si prepara a sostenere gli esami finali.
Nel 1845 inizia una relazione amorosa con Carlo Pisacane e l’otto febbraio del 1847 i due fuggono insieme da Napoli, sotto i falsi nomi di Francesco Guglielmi e Sara Sanges, imbarcandosi sul postale francese Leonidas.
Il Lazzari, con l’aiuto del fratello e dello zio di Enrichetta, denuncia immediatamente la scomparsa della moglie e cerca di farli arrestare.
Sbarcati a Livorno, fanno perdere le loro tracce alla polizia ed agli agenti diplomatici e si dirigono verso l’Inghilterra.
Con la fuga da Napoli dell’otto febbraio 1847, comincia per Enrichetta un periodo di privazioni e sacrifici, temperato dall’intensa passione che la lega al suo uomo e dal grande senso di rispetto che la sua condizione di emancipata suscita in terra di Francia ed in Inghilterra.
In Francia subirà la prigionia, che le provocherà la perdita del bambino in attesa, ed il distacco da Pisacane, partito per la legione straniera.
Nonostante ciò la ritroviamo ugualmente, nel 1848, al fianco di Carlo in Lombardia durante la 1° guerra d’Indipendenza. Successivamente a Roma, nel 1849, Enrichetta, come Anita Garibaldi, è ormai pienamente coinvolta nella rivoluzione e si prodiga per prestare le cure ai feriti ed ai moribondi combattenti della Repubblica, insieme a Cristina di Belgioioso, Margaret Fuller e Giulia Calame.
Con il 1850 arriva la crisi. Rientrano in Italia per via della salute di Enrichetta e Carlo, dopo averla lasciata a Genova, ritorna in Svizzera, dove completa il primo dei tre volumi della “Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49”.
In questo periodo si fanno molto stretti i rapporti di amicizia con il Cosenz, rapporti che si trasformeranno in una breve, ma intensa passione, che i due non nasconderanno al Pisacane. La storia è breve. Ella viene nuovamente rapita dal fascino di Pisacane, ed il Cosenz deve ritirarsi in buon ordine. Superata la tempesta, la vita della coppia prosegue con rinnovato vigore, rafforzato anche dalla nascita nel 1852 di Silvia.
Il 1857, invece, si dimostra l’anno peggiore. La scelta della spedizione è fatta, ed Enrichetta vive un momento di profondo conflitto interiore: rispetta e forse comprende la decisione del suo compagno, ma non riesce ad accettare l’inizio di un’avventura il cui esito è quasi certamente disastroso, e proprio nel momento in cui madre e figlia hanno più bisogno di lui.
Avrà la certezza della morte di Carlo solo il 4 luglio; da quel momento sarà un susseguirsi di perquisizioni, difficoltà economiche, trasferimenti e sacrifici.
Nella primavera del 1858 si sposta a Torino, poi di nuovo a Genova ed è solo nel 1860 che, dopo anni di lontananza, rientra a Napoli, dove risiederà fino alla morte.
” …il modo in cui molti italiani del Risorgimento,sia popolani che aristocratici, affrontano la morte, con un coraggio che ha più della sfida che della rassegnazione socratica, stupisce…..scopriamo un rigore morale, una passione patriottica poco raccontata e poco conosciuta nel nostro Paese. Certamente Pulcinella è più popolare dell’eroe risorgimentale.
E forse l’italiano medio di oggi vi si riconosce di più. Ma pure esiste quell’altra Italia, innamorata della giustizia e delle regole, pronta a farsi ammazzare per un ideale di libertà e di fraternità… Dacia Maraini in Donne del Risorgimento Il Mulino editore