L’Italia non è mai stata una nazione, e non lo sarà mai … L’unità d’Italia che pomposamente si festeggia o si dileggia, a seconda delle opportunità politiche, è la più grande catastrofe abbattutasi sulla nostra penisola … I soli ad avvantaggiarsene veramente sono stati i preti, che hanno esteso i confini dello Stato della Chiesa fino a farli coincidere con quelli della penisola. L’Italia unita è un ipertrofico Stato pontificio, dal quale ha ereditato le sue due caratteristiche principali: la corruzione e l’ipocrisia.
Fabrizio Rondolino L’Italia non esiste ( per non parlare degli italiani)
Con queste considerazioni il laico Fabrizio Rondolino nel suo libro inizia un’amara e pungente rilettura della storia italiana, nel centocinquantesimo anniversario dell’unificazione , secondo lo scrittore forzata e innaturale, centocinquant’anni di politica corrotta, viziata dal trasformismo, chiusa a ogni innovazione.
Sul versante cattolico invece è da pochi mesi uscito un libro di Massimo Viglione , cattolico tradizionalista, “1861. Le due Italie. Identità nazionale, unificazione, guerra civile”, in cui si attacca il Risorgimento in nome di Papa Re. Insomma per questi due autori, pur partendo da punti di vista diversi , l’Italia non esiste come Nazione e tantomeno gli italiani, arroccati nel loro municipalismo, amorali, familisti, degni solo se governati da sovrani e papi illuminati come al tempo dei regni pre-unitari
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! Tutti ricordano questa famosa terzina di Dante del canto sesto del Purgatorio, in cui il poeta esprime il suo sdegno per le condizioni politiche dell’Italia di allora, come potremmo ricordare il pessimismo di Guicciardini, Leopardi,D’Azeglio sul carattere degli italiani e sulla loro atavica incapacità ad essere un popolo coeso e a superare il loro particulare , ma ciascuno di questi poeti ed intellettuali era mosso dall’amor di Patria e dalla speranza di veder un giorno l’Unità d’Italia.
Rondolino e Viglione invece mostrano tutto il loro disappunto per l’esito del processo risorgimentale ed auspicano un anacronistico ritorno al passato.
Per fortuna in questo anno intenso di celebrazioni abbiamo avuto pubblicazioni, nelle quali pur non essendo celate le pagine meno gloriose della nostra storia si riconoscono i meriti del Risorgimento come riscatto nazionale di un popolo. Tra tutte ci piace ricordare Viva l’Italia di Aldo Cazzullo, che ricorda gli episodi di eroismo di italiani, per lo più anonimi, durante gli anni del Risorgimento,della grande Guerra, della Resistenza .
A proposito della Grande Guerra nel 1959 uscì un film di Monicelli con lo stesso titolo che raccontava le vicende poco gloriose di un milanese, opportunista e sbruffone. Giovanni Busacca ( Vittorio Gasmann) e di un romano, vigliacco e meschino, Oreste Iacovacci (Alberto Sordi) negli anni appunto della prima guerra mondiale.
Dopo varie peripezie, in cui i nostri personaggi salvano sempre la pelle, Busacca ed Iacovacci sono catturati dagli austriaci e stanno per informare il nemico delle posizioni dell’esercito italiano, ma l’arroganza dell’ufficiale austriaco ed una battuta di disprezzo verso gli italiani («…courage?! Fegato dicono… Quelli conoscono soltanto fegato alla veneziana con cipolla, e presto mangeremo anche noi quello!») ridà forza alla loro dignità portandoli a morire con coraggio, fucilati ambedue dagli austriaci
Busacca ed Iacovacci saranno pure personaggi di finzione, ma nella storia del nostro Risorgimento ci sono stati tanti, donne ed uomini, in carne ed ossa che hanno sacrificato la vita per la Patria, mostrando prima a loro stessi e poi agli altri ,tra cui anche a Rondolino e Viglione, la loro italianità!