Dimidium facti, qui coepit, habet:
Chi comincia è a metà dell’opera (Orazio, Epist., I, 2, 40).
Il 27 aprile di tre anni fa con l’organizzazione della mostra a Palazzo Vecchio sulla Rivoluzione pacifica dei fiorentini che cacciarono il granduca, appunto il 27 aprile del 1859, e che dettero così il loro contributo all’Unità d’Italia è cominciata l’avventura politico-culturale del Comitato Fiorentino per il Risorgimento in tempi in cui la maggior parte del popolo italiano era ignara della nostra storia nazionale ed indifferente alle sue espressioni simboliche, l’inno di Mameli, il tricolore e le date emblematiche del Risorgimento.
Solo con il presidente Napolitano e prima durante il settennato di Ciampi era stata svolta un’azione pedagogica per rafforzare presso i cittadini italiani l’amor di Patria ed i frutti si sono visti infatti con le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia, il cui successo per partecipazione popolare è stato oltre ogni più rosea aspettativa.
Di pari passo è cresciuto il Comitato Fiorentino nell’ambito ovviamente del suo territorio di provenienza, sia come adesioni, sia come credibilità presso le istituzioni politiche e culturali, sia per le molteplici iniziative promosse nei quartieri e nelle scuole.
Non è il caso di enumerarle tutte, né tantomeno come un generale vittorioso mostrare la divisa appuntata di molte medaglie, va solo ricordata con orgoglio una festività risorgimentale fiorentina, dimenticata da anni, e che è stata ripristinata grazie all’impegno del Comitato.
Nell’Ottocento e nel primo novecento il 29 maggio, il giorno che i volontari toscani avevano mostrato tutto il loro valore a Curtatone e Montanara nel 1848, Santa Croce si riempiva di autorità e di popolo davanti alle lapidi dei caduti fiorentini, affisse in chiesa, per onorare i patrioti di Curtatone e di tutte le battaglie per l’Indipendenza italiana Da due anni, anche se con minor partecipazione, il comitato ha promosso per il 29 maggio manifestazioni fuori e dentro la Basilica e questa data è tornata a far parte giustamente del calendario del Risorgimento Fiorentino.
In tempo di bilanci con franchezza dobbiamo anche mostrare le difficoltà ed i limiti che ancora permangono in questa azione culturale, politica e soprattutto pedagogica del Comitato fiorentino.
Se un Comitato per la promozione dei valori risorgimentale vuole essere espressione della società civile, al momento attuale siamo presenti a Firenze, in alcune province della Toscana, in particolare a Livorno, inesistenti in molte parti d’Italia.
Se in questi anni l’amor di Patria è cresciuto ed il bisogno di identità nazionale si è maggiormente radicato tra gli italiani ci sono purtroppo ancora segnali negativi di una persistente indifferenza ai valori e soprattutto ai simboli del nostro Paese, come in maniera cruda ha denunciato l’editorialista del Corriere della Sera Paolo Di Stefano sul fatto che “ Spesso la bandiera tricolore nelle scuole e nei luoghi istituzionali penzola sfibrata e stracciata…e che da Sud a Nord, senza distinzione, la bandiera viene non tanto offesa da una volontà iconoclasta ma abbandonata al suo destino dell’incuria, dalla strafottenza, dall’indifferenza, le stesse che lasciano andare a rotoli i monumenti e il patrimonio culturale in cui dovrebbe riconoscersi una comunità che abbia memoria e consapevolezza di sé e della propria storia”.
Ignoranza e superficialità si trovano soprattutto tra i giovani, a cui la parola Risorgimento spesso non dice nulla, non suscita né emozione né tantomeno curiosità di sapere, in quanto immersi come sono in un eterno presente con il paradosso di essere collegati tramite i social network con l’intero mondo e di non conoscere affatto la storia del loro Paese.
Va da sé che la scuola come principale agenzia formativa dei giovani si trova ad essere necessariamente il campo di battaglia culturale per chi come il nostro Comitato vuole salvaguardare la memoria storica ed i valori risorgimentali.
Il fatto che da questo anno l’Ufficio regionale scolastico ha proposto alle scuole medie e superiori della Toscana i programmi dei Comitati Toscani per onorare la solennità civile del 17 marzo fa ben sperare sull’esito positivo di questa battaglia culturale nella scuola e più in generale nella società civile.
Insomma un bilancio dell’operato del Comitato Fiorentino con più luci che ombre ed in conclusione in riferimento ai propositi, le ambizioni, le iniziative del Comitato è pertanto appropriato e pertinente l’invito di San Francesco:
Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile