Autore Giorgio Napolitano
Editore Feltrinelli
Anno 2016
Pag. 96
Prezzo Euro 10,00
La voce di Giorgio Napolitano si leva a difendere e argomentare un’idea alta di Europa, fondata sulla conoscenza della sua storia, della sua cultura, della sua ardita concezione.
“Ma non fermiamoci qui, dominati dal senso delle difficoltà. Se davvero la prova suprema di vocazione e visione politica la si dà, la si dà ritenendo ogni volta l’impossibile. Ebbene, quello di un’Europa sempre più unita è precisamente l’impossibile che dobbiamo ritentare con tutte le nostre forze. E se si pensa al mondo che cambia e ribolle attorno a noi, al mondo che ci ha trasmesso da Parigi il 13 novembre il suo più sinistro segnale, viene spontaneo chiedersi: Europa, se non ora, quando?”.
Il progetto europeo è duramente scosso nei suoi fondamenti ideali, nelle sue politiche, nelle sue istituzioni.
Conati neonazionalistici, rozzi tentativi di ristabilire barriere ai confini, arroccamenti retorici nelle presunte vecchie identità – ecco quello che sotto le bandiere dell’euroscetticismo e del populismo si diffonde nei paesi dell’Unione. In questo contesto, Giorgio Napolitano continua instancabilmente a riportare il dibattito alla radice delle ragioni di un europeismo convinto.
Se è importante riconoscere le difficoltà attuali del progetto europeo, infatti, non si deve cadere nella tentazione di farne tabula rasa né di cedere al catastrofismo.
Il Presidente emerito raccoglie in questo volume quattro ampi interventi pubblici in diverse sedi in cui scandisce le tappe della costruzione europea, suggerendone le nuove motivazioni dettate dal cambiamento mondiale.
Apre la raccolta un’introduzione in cui Napolitano ripercorre il suo cammino da posizioni distanti dall’adesione italiana al processo di integrazione a una graduale, piena identificazione con la prospettiva dell’unità dell’Europa.“Oggi per l’Europa occorre che quanti credono nei suoi valori e sentono l’imperativo della sua unità sappiano osare e rischiare. Non dimenticando che, specie per superare incomprensioni, condizionamenti storici, contagiose paure e resistenze al nuovo, la politica deve farsi passione.”