Piccole divagazioni di viaggio tra binari e stazioni
Autore Romano Vecchiet
Editore Ediciclo
Collana Piccola filosofia di viaggio
Anno 2016
Pag. 96
Prezzo Euro 8,50
Viaggiare in treno significa lasciare scorrere lo sguardo sul mondo che scorre lateralmente, dal finestrino. Ma anche vivere quel movimento con gli altri, gli sconosciuti compagni di viaggio, in un rapporto unico e magico insieme. Il treno ci parla anche se è fermo, ci parlano la sua forza, il peso, la lunghezza: è il mezzo di trasporto su terra più lungo e più pesante in assoluto, e la vecchia locomotiva a vapore, anche in sosta, esibisce una “fine e gigantesca eleganza, con le grandi ruote leggere unite da bracci d’acciaio, il petto ampio, le reni allungate e possenti, fabbricata con tutta la logica e tutte le garanzie di sicurezza che fanno la sovrana bellezza di quegli esseri di metallo” come scrive Émile Zola. Ansante e viva, bramante un accudiente per tutta la notte, con un battito ritmico di valvole e stantuffi che sembra il sospiro di un corpo assopito, è la macchina per eccellenza.
Due mondi così distanti, la scintillante Tav e le linee secondarie, corrono paralleli nel saggio Il fascino del treno di Romano Vecchiet, appassionato di storia e attualità delle ferrovie, direttore della Biblioteca civica di Udine. «Il mio – spiega Vecchiet – è un giudizio in bilico. L’alta velocità ha rilanciato il treno, ma i viaggi che si potevano fare sui vecchi convogli non esistono più. Sarebbe bello, invece, se il successo della Tav favorisse il rilancio dei treni locali, le ferrovie complementari, il recupero dei rami secchi».