Autore Mario Bozzi Sentieri
Editore I libri del Borghese
Anno 2015
Pag. 140
Prezzo € 16,00
Di Filippo Corridoni si sa davvero poco. Parrebbe quindi fuori da ogni logica editoriale pubblicare un saggio su un simile personaggio, in un momento in cui tutto è frenetismo e superficialità mentre invece il soggetto in questione non si presta ad alcun analisi approssimativa. E l’operazione che tenta Mario Bozzi Sentieri col suo volume risuonerebbe ancor più inverosimile se ci soffermassimo con la consueta genericità che accompagna l’esegesi dei testi freschi di stampa anche sul sottotitolo che recita per l’appunto: Sindacalismo e interventismo. Patria e lavoro.
Quattro termini che per il cittadino italiano del terzo millennio rischiano di non aver più alcun significato. Il sindacalismo, da organizzazione in difesa dei lavoratori e dei loro diritti è degenerato in struttura spesso parassitaria e incapace di leggere i tempi nuovi; l’interventismo è declinato in chiave economica anche se i venti di guerra sono sempre presenti e il politicamente corretto impone di ridefinirlo nelle categorie dell’ingerenza umanitaria, della democrazia da esportare, e via dicendo; la Patria è un optional utile per i richiami demagogici di qualche mediocre politico, per le parate militari o per gli inni delle partite di calcio; ed infine, il lavoro, mutato nella sua reale essenza, parcellizzato nel migliore dei casi, e spesso agognato per tanta parte dei cittadini.
E allora, se la figura di Corridoni può acquisire un senso è proprio nel carattere rivoluzionario e nel tentativo di sparigliare le carte che, per la verità, fu prerogativa di una intera generazione col tratto distintivo del sovvertimento dell’antico ordine e contraddistintasi da un brulicare di passioni consumate in mille rivoli. Un’ansia non giovanilistica, o almeno non dettata solo dall’età di molti di quegli adolescenti che si formarono anche nelle contraddizioni mai sciolte di una Italia post-risorgimentale entrata nel momento cruciale della sua storia senza una chiara direzione di senso.
Corridoni (così come lo furono per altri versi, Prezzolini, Salvemini, Papini, i futuristi, eccetera) fu un rivoluzionario non solo per le dichiarazioni teoriche ma per le scelte politiche e di vita. Era ancora di là da venire l’Italia parolaia, e in tempi come quelli, ad ogni affermazione echeggiante tesi definitive e categoriche consistevano quasi sempre conseguenze sul piano politico e personale.
A differenza però di gran parte di quei giovani che ebbero modo di mutare nel corso della loro esistenza taluni posizionamenti, Corridoni non conobbe il tempo della maturità. Morì giovanissimo, a ventotto anni, e quindi si portò con sé illusioni e passioni vissute intensamente, ebbre di retorica e di spirito incendiario. E perciò spesso si fa fatica a concedere un posizionamento definitivo a personaggi di questo tipo nel momento in cui azione e pensiero il più delle volte si fondono e si confondono in scelte ideali e politiche ardite. Tanti di quei giovani, vivendo un tempo violento ma carico di energie, e che forse rimane lo snodo culturale di tutto il Novecento, bruciarono contraddizioni alla velocità della luce. Non pochi furono neutralisti e poi interventisti, socialisti e poi fieramente nazionalisti in un turbine di posizionamenti che sin dall’inizio non prefigurava mai un punto d’approdo definitivo. Il ventennio fascista ha per molti aspetti obnubilati taluni di questi fermenti, coprendoli non raramente sotto una coltre di retorica di cui, in misura non minore, si è macchiata anche l’Italia repubblicana.
Tuttavia, le suggestioni ideologiche che scaturiscono dalle riflessioni di Corridoni, in specie sul sindacalismo rivoluzionario, sono brandelli di un tempo caotico e proprio per questo fertile di idee. Il volume di Bozzi Sentieri acquista una sua unicità anche per tale motivo. Non una banale biografia ma un tentativo di ripercorrere le chiavi di lettura che segnarono quelle idee tumultuose che – vale la pena ripeterlo – non furono impresse unicamente nell’inchiostro ma nella carne e nel sangue di una intera generazione che si apprestava ad immolarsi nel massacro della Prima guerra mondiale.