Piazze interne al posto degli antichi chiostri, passaggi pedonali per “riaprire” i collegamenti tra via Cavour e via San Gallo, la ristrutturazione dei vecchi magazzini e del teatro anatomico per recuperare spazi a destinazione commerciali, ma anche la realizzazione di hotel di lusso con uno splendido panorama sulla Cupola e sulla città.
E’ quanto prevede il progetto di riqualificazione urbana dell’area dell’antico “Spedale di San Gallo”, 16.200 metri quadri di superficie in pieno centro a Firenze, elaborato dal gruppo coordinato dall’architetto Fabrizio Rossi Prodi, risultato vincitore del concorso indetto nel settembre scorso da Cassa Depositi e Prestiti, l’agenzia statale che opera all’interno del sistema economico italiano e che soprattutto gestisce il finanziamento degli investimenti dello stato e di altri enti pubblici, quali regioni, province e comuni.
Già precedentemente in situazioni analoghe a Firenze la Cassa Depositi e Prestiti ha svolto un ruolo chiave sia per la valorizzazione della Manifattura Tabacchi alle Cascine, dove nasceranno uno studentato di lusso, un hotel, negozi, spazi di smart working e appartamenti ad alto risparmio energetico, come per l’ex Teatro Comunale di Corso Italia, dove invece saranno costruiti 120 appartamenti di lusso.
Ottimi progetti di riqualificazione architettonica ed urbanistica di aree e edifici dismessi, da molti anni non più utilizzati ed ormai in stato di degrado, e si prevedono ulteriori interventi per valorizzare altri immobili e beni pubblici, anche essi in stato di abbandono.
Tutto bene quindi per Firenze e i fiorentini? Solo in parte perché, se è vero che una città ha bisogno di uno sviluppo urbano nel segno della modernità e che non sia frenata dalla nostalgia del passato ormai scomparso, per Firenze invece è confermata per il futuro la vocazione di città d’arte destinata pertanto alla fruizione da parte soprattutto dei turisti e non certo dei residenti, quando tra l’altro da tempo il numero dei turisti ha superato la soglia di tollerabilità per il centro storico fiorentino.
Il 31 ottobre 1737 Anna Maria Luisa dei Medici stipulò con la nuova dinastia regnante dei Lorena il cosiddetto “Patto di Famiglia” che stabiliva che i Lorena non potessero trasportare «o levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato… Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose… della successione del Serenissimo Gran Duca, affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri.».
Oggi l’utilità del Pubblico è diventata una questione secondaria rispetto alla curiosità dei Forestieri, i quali diventati uno esercito rispetto ai tempi dei Medici e dei Lorena invadono piazze e vie di Firenze con inevitabili effetti sul degrado urbano di giorno e di notte.
L’implosione in fisica è quel fenomeno per cui abbiamo un cedimento violento delle pareti di un corpo cavo sotto l’azione di una pressione esterna superiore a quella interna.
Nel caso di una città a forte vocazione turistica come Firenze con una pressione crescente dei visitatori sul centro storico, già densamente abitato, analogamente avremmo, non un cedimento violento della struttura urbana come nel mondo della fisica, ma sicuramente un’implosione demografica con peggioramento delle condizioni di vita e della qualità urbana per i residenti.
Recentemente Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, in un articolo su Sette, l’inserto settimanale del Corriere della Sera, ha dichiarato che i visitatori dei musei statali sono passati da 38 milioni nel 2013 a 45,5 milioni nel 2016, ben 7 milioni e passa in solo 3 anni!
Ha dichiarato anche che ci sono problemi di sovraffollamento nei luoghi conosciuti e nei grandi musei, mentre invece ci sono altri siti fantastici, sconosciuti al turismo internazionale, che meriterebbero di essere valorizzati non solo per un’ulteriore opportunità di distribuzione di ricchezza, ma anche per necessità. Infatti secondo il ministro se i milioni di turisti, che vengono in Italia, vogliono andare agli Uffizi a Firenze, al Ponte di Rialto a Venezia o al Pantheon a Roma, non ci stanno più fisicamente!
E quindi come liberare i centri storici, in particolare di Firenze e Roma dal turismo di massa? Questo il ministro non lo dice.
Bisogna avere il coraggio o semplicemente il buon senso di introdurre un numero chiuso per l’ accesso dei turisti per luoghi che sono ormai al limite della sostenibilità per flussi turistici ormai fuori controllo e di distribuire così i visitatori in altri siti , ricchi di memoria storica ed artistica.
L’Italia non è forse il Bel Paese, dai mille Municipi?
Una misura sicuramente impopolare presso le categorie economiche come gli albergatori, gli esercenti di trattorie, bar e di street food e tutto quanto ruota attorno al business del turismo, ma che va incontro invece alle esigenze dei residenti, che così potrebbero riappropriarsi delle strade, delle piazze e dei monumenti della loro città.
Altrimenti in un prossimo futuro potremmo assistere all’esodo dei fiorentini, che scapperanno ancor più numerosi dal centro storico della loro città per rifugiarsi in periferia o nel contado, con la possibilità però nei fine settimana insieme alle torme dei turisti tornare a visitare i luoghi dove hanno vissuto, in una Firenze ormai diventata un museo a cielo aperto, una città artificiale come Disneyland o Las Vegas!
Sergio Casprini