Bisogna decidersi: da una parte vogliamo essere disponibili alle esigenze del futuro, dall’altra vogliamo rimanere medievali
Aureliano Benedetti Corriere Fiorentino 27 Maggio 2020
Il futuro del Franchi è legato alle scelte che saranno fatte per il nuovo stadio. Probabilmente a Campi. E non è comprensibile la resistenza di Palazzo Vecchio a tale ipotesi perché lo stadio verrebbe costruito fuori dal Comune di Firenze; ma Firenze non è città metropolitana?
Scrive il poeta: Ma il popolo è, ben lo sapete, un cane,/ E i sassi addenta che non può scagliare,/E specialmente le sue ferree zane/ Gode nelle fortezze esercitare;/ E le sgretola; e poi lieto si stende / Latrando su le pietre ruinate,/ Fin che si leva e a correr via riprende/ Verso altri sassi ed altre bastonate.
L’articolo di Matteo Magrini sul Corriere Fiorentino del 23 Maggio mi ha fatto tornare in mente le due quartine parte della bellissima poesia di Giosuè Carducci il Canto dell’Amore. Infatti l’ipotesi dell’abbattimento dello stadio che anche nel nome ha avuto vita tormentata: prima si chiamava Giovanni Berta, poi Comunale, poi finalmente dedicato ad Artemio Franchi, seguirebbe la curiosa, poi non tanto, consuetudine che a Firenze ci sia sempre voglia di abbattere elementi della sua storia.
È accaduto, tra le altre, anche per la bellissima costruzione in Piazza Beccaria, che aveva la sfortuna di chiamarsi Palazzo della Gioventù Littoria, che offriva uffici, cinematografo, piscina e questa con alle pareti mosaici di Sironi, complesso abbattuto per costruirci, a 200 metri dal fiume, l’archivio di Stato che raccoglie solo parzialmente la documentazione relativa, sparpagliata anche in capannoni alla periferia di Firenze. Se dovesse accadere un’altra alluvione l’archivio spostato dagli Uffizi, sempre vicino al fiume, potrebbe subire altre peripezie; recentemente nell’imbarazzante silenzio sull’accaduto, per una rottura di tubazioni d’acqua nel seminterrato, le pergamene ivi depositate sono state spostate poi con la pala. Ebbene seguendo la consuetudine degli abbattimenti già con i mondiali del 1990 lo stadio di Firenze fu stuprato per renderlo non più stadio, ma un cinema del calcio, abbassandone la platea di circa 3 metri per guadagnare alcune gradinate ed inoltre, mortificando l’ardita pensilina in cemento armato di Nervi, furono realizzate due contigue pensiline di plastica che ricordano le orecchie dell’elefantino Dumbo; quando circola molto denaro non si guarda a nulla, l’importante è incassare! Mentre con i cospicui finanziamenti ricevuti per i mondiali, invece di dissiparli in tale «manutenzione straordinaria», sarebbe stato possibile costruire un altro stadio nuovo di zecca! La Soprintendenza ha già spiegato che è impossibile per il vincolo storico incidere sullo stadio Franchi, ma per certi ambienti politici le Soprintendenze, eroici presidi a difesa della nostra civiltà, sono dei brontosauri che disturbano l’efficienza odierna. Anche parziali correzioni consentite dalla Soprintendenza farebbero diventare lo stadio una struttura ridicola. È possibile comprendere l’atteggiamento di Rocco Commisso, abituato a veder costruire ed abbattere nell’arco di venti anni negli Stati Uniti quei grandi scatoloni chiamati building, che nella sua logica di imprenditore, vorrebbe abbattere lo stadio per farne un’opera più funzionale alle attuali esigenze. E si comprende anche che, in alternativa, lui proponga la costruzione di uno stadio per il calcio a Campi. Non è comprensibile invece la resistenza del Comune di Firenze a tale ipotesi perché lo stadio verrebbe costruito fuori dal Comune di Firenze; ma Firenze non è ormai città metropolitana? E con gli accadimenti recenti, vedi coronavirus, spaziare in territori più vasti, anche per le manifestazioni sportive, non sarebbe più logico? Non è pensabile che si continui a ritenere che tutto deve avvenire a Firenze intra moenia. Da una parte vogliamo essere disponibili alle esigenze del futuro, dall’altra vogliamo rimanere medievali. Così ogni volta che viene celebrata una partita di calcio nello stadio Franchi mezza città è paralizzata diverse ore prima e alcune ore dopo. Oggi le partite di calcio sono viste non soltanto dai fiorentini; se poi, secondo l’auspicio di Commisso, la Fiorentina potesse gareggiare tra le prime, verrebbero a vederla non soltanto da Prato o da Pistoia ma anche da tante città d’Italia e poiché la città si è spostata ad Ovest negli ultimi 70 anni, quanto di più logico, evidentemente con adeguata viabilità, lo Stadio a Campi. Lo stadio Franchi invece meriterebbe di essere riportato alla sua originaria struttura e quindi anche con gli spazi per l’atletica e quando ci si domanda che fine potrebbe fare senza le partite della Fiorentina, non viene in mente che le scuole fiorentine, dalle elementari fino alla università non hanno mai avuto impianti in cui far gareggiare i propri studenti; potrebbe essere usato quindi per agevolare la competizione sportiva dei nostri ragazzi con meno movida, meno apericena e più sport! Certamente con meno circolazione di denaro, che tanto ha avvelenato lo sport del calcio! Non sarebbe dignitoso infatti che ancora una volta il popolo fiorentino si ritrovasse assimilato al cane di Carducci.