Donatella Lippi Corriere Fiorentino 22 marzo 2022
Li abbiamo chiamati eroi nella fase acuta della pandemia, quando li abbiamo visti stremati dalla fatica davanti allo schermo di un computer, chiusi negli scafandri protettivi in corsia, simili ad astronauti nel pianeta del dolore e della disperazione. Ora, siamo tornati alla normalità e sono di nuovo infermiere e infermieri. Hanno apparentemente perso l’aura di ardimento che abbiamo sperimentato nei mesi drammatici dell’emergenza, ma sono sempre loro, gli eredi di Florence Nightingale (18201910), la fondatrice della assistenza infermieristica moderna.
A loro è dedicato il reading organizzato dalla Fondazione Careggi Onlus e dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi il 30 marzo 2022, presso l’Auditorium del CTO (Via Alderotti, Firenze), dove La Compagnia delle Seggiole sarà interprete di una Conversazione (in)credibile con Florence Nightingale su mio testo. Dopo aver dato voce a Sarey Gamp, protagonista del Mr. Chuzzlewit di Charles Dickens, prototipo della «guardamalati» ubriacona e laida, il dialogo vede impegnati Florence Nightingale e un attempato signore.
La scena si svolge nella seconda metà dell’Ottocento, quando, Florence, dopo aver acquisito esperienza e fama, dopo aver pubblicato le sue opere, che costituiscono una pietra miliare nella storia dell’assistenza, e dopo aver fondato la sua Scuola per Infermiere, si racconta in un dialogo vivace d energico, ricostruito utilizzando le sue opere originali, adattate come risposte alle possibili osservazioni di un vecchio lord, che incarna il modello ottocentesco di un atteggiamento paternalista e autoritario. In questa conversazione, Florence rivendica la dignità e l’autonomia delle sue competenze e della diagnosi infermieristica, in un rapporto di mutua collaborazione col medico, al fine di garantire al paziente le cure più adeguate ed efficaci. Il dialogo propone spunti di particolare ilarità, soprattutto se contestualizzato nella società britannica dell’Età Vittoriana, quando le donne, inibite nelle loro ambizioni, cercavano di conquistare non solo il diritto di voto, ma ruolo e rispetto sociale, là dove queste aspirazioni erano etichettate con la diagnosi di «isteria», come racconta il divertente film di Tanya Wexler, Hysteria.
Ma c’è un altro motivo per cui vale la pena oggi riflettere su Florence Nightingale, oltre che per dire «grazie» a infermiere e infermieri, oltre che per riconoscere il valore formativo del teatro, oltre che per rinsaldare l’orgoglio e il senso di appartenenza di tutte quelle studentesse e quegli studenti, che frequentano il Corso di Laurea in Infermieristica. Fu proprio nello stesso teatro di guerra, che oggi suscita orrore e solidarietà in tutto il mondo, che Florence Nightingale, nel 1853, gettò le basi della sua riforma.
Reparto ospedaliero a Scutari 1856
Era da poco scoppiata la Guerra di Crimea, che vedeva fronteggiarsi l’Impero Russo e l’alleanza composta da Impero ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna. La stampa inglese denunciava la situazione drammatica dei soldati di Sua Maestà: fu allora che Sidney Herbert, ministro della guerra, inviò Florence e 38 infermiere volontarie da lei addestrate a Scutari (oggi quartiere di Istanbul), a 300 miglia da Balaklava, quartier generale della spedizione britannica in Crimea, presso Sebastopoli. All’ospedale militare di Scutari, Florence dovette affrontare un vero e proprio dramma sanitario, tanto che, nei grafici a cuneo (coxcomb) che realizzò per visualizzare la situazione, emergeva chiaramente come i soldati morissero non a seguito di eventi bellici, ma per le conseguenze della mancanza di medicine, per la trascuratezza dell’igiene, le infezioni, l’inadeguatezza degli ambienti, il sovraffollamento, la ventilazione insufficiente, le carenze del sistema fognario. Qui, Florence attuò la sua coraggiosa rivoluzione e disegnò quella figura di infermiera e di infermiere che conosciamo. La geografia di quei luoghi oggi si accende nel nostro quotidiano, riproponendo un analogo scenario di guerra, dove, oltre a Florence, ma nell’esercito avversario, un’altra donna, la russa Helena Pavlovna, durante la Guerra di Crimea guidava 250 volontarie che avrebbero curato i soldati russi. E c’erano le Suore della Carità francesi, quelle sarde, quelle irlandesi: molte si ammalarono, molte vennero ferite, molte morirono.
Nella lista di donne impegnate in sanità, cadute su questo fronte, oggi nel 2022 aggiungiamo anche il nome di Valentina Pushich, Ucraina.
Francis William Sargant Monumento a Florence Nightingale , 1913
Chiostro di Santa Croce Firenze