Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux, Palazzo Corsini Suarez, via Maggio 42 Firenze
Mostra a cura del Laboratorio di Restauro del Gabinetto Vieusseux
Elaborazione grafica e video a cura di Giorgio Commini e Riccardo Seghezzi
Fotografie di Donato Costanza
Con questa mostra il Gabinetto Vieusseux intende ricordare nel 50° anniversario gli ingentissimi danni subiti durante l’alluvione di Firenze. La storica biblioteca fu quasi totalmente sommersa nei sotterranei di Palazzo Strozzi, dove pure si trovavano le carte del Fondo Carlo Emilio Gadda. Attraverso una selezione di fotografie originali, una suggestiva installazione video, e una serie esemplare di materiali esposti, si potranno idealmente ripercorrere gli effetti di quell’enorme disastro, e la lunga, paziente opera di restauro attuata negli anni su un materiale tanto fragile e prezioso.
La Biblioteca
Il 4 novembre 1966 i sotterranei di Palazzo Strozzi, dove era conservato circa il 90% della biblioteca del Gabinetto Vieusseux – 250.000 volumi allineati su oltre sei chilometri di palchetti – fu invaso fino al soffitto dall’acqua dell’Arno, mista a fango e nafta. I libri furono recuperati nonostante le difficoltà di accesso ai locali, e fatti asciugare seguendo una procedura lenta e “naturale”. Vennero stesi nel cortile de Palazzo “come se fossero della biancheria” (secondo le parole dell’allora direttore Alessandro Bonsanti), e poi collocati sul pavimento delle sale ai piani superiori per finire, per lo più con sistemi di ventilazione, l’asciugatura. In seguito si effettuò il trasporto dei volumi danneggiati alla Certosa del Galluzzo, dove furono tolte le legature per evitare le propagazione microbiche. I volumi vennero poi suddivisi tra quelli anteriori al 1850, destinati al Laboratorio di Restauro, e i successivi, destinati a un Centro di Recupero, per i quali si procedette a lavaggio, asciugatura e disinfezione. Fu anche allestito uno schedario specifico di tutto il materiale alluvionato con una nuova collocazione corrispondente allo stato di conservazione. Di fronte ai gravissimi danni subiti dalla biblioteca, Bonsanti decise di privilegiare il carattere di insostituibile patrimonio storico dei volumi alluvionati, scegliendo la via del recupero integrale piuttosto che la sostituzione con analoghe edizioni. La “biblioteca romantica”, di “letterature comparate”, con “opere nelle principali lingue parlate fin dalla sua fondazione” (sono sempre parole di Bonsanti), doveva essere salvaguardata, anche nell’aspetto materiale dei libri, che da tempo venivano rilegati con copertine dai colori diversi a seconda della lingua: rosso per i francesi, blu per gli inglesi, nero per gli italiani, verde per i tedeschi e le altre lingue. I libri alluvionati e restaurati, ancora oggi, si riconoscono per questa legatura, che identifica la ‘gloriosa’ biblioteca circolante, frequentata da Schopenhauer e da Stendhal, da Dostoevskij e da Gide, da Henry James e da D.H. Lawrence, per citare solo alcuni degli illustri lettori.
La scelta dei volumi esposti nella Mostra vuole documentare proprio la varietà delle lingue delle pubblicazioni entrate al Gabinetto Vieusseux dal 1820, anno della fondazione, al 1966, ma anche lo stato di conservazione dei volumi alluvionati. Complessivamente circa il 50% del totale dei libri sono stati restaurati e rilegati; i restanti sono comunque consultabili: tutti sono conservati nel magazzino di Viale Guidoni, a Novoli.
L’Archivio Storico
L’acqua melmosa dell’Arno non risparmiò l’Archivio Storico dell’Istituto, travolgendo la serie dei registri ottocenteschi, per fortuna pressoché interamente recuperati, e registri e documenti del Novecento, alcuni dei quali irrimediabilmente perduti, così come centinaia di carte sciolte che facevano parte della corrispondenza in arrivo al Gabinetto Vieusseux negli anni Venti-Quaranta del XX secolo e diversi copialettere della direzione di Alessandro Bonsanti. Tuttavia i danni avrebbero potuto essere ben superiori se una parte significativa di tale documentazione non fosse stata conservata in armadi metallici.
Le carte di Carlo Emilio Gadda
Assai più pesanti le conseguenze dell’alluvione sulle carte che Carlo Emilio Gadda, alla fine degli anni Quaranta, al momento di lasciare Firenze per trasferirsi a Roma, aveva donato all’amico direttore, che a sua volta le avrebbe affidate all’Archivio Contemporaneo. Si trattava di un straordinario insieme di lettere familiari, documenti privati, corrispondenze con amici e intellettuali, destinato a diventare una insostituibile fonte di studio per il “divino Gaddus”.
Collocato provvisoriamente negli stessi sotterranei di Palazzo Strozzi dove era la Biblioteca, il prezioso archivio fu sommerso dal fango che trasformò le carte del grande scrittore in blocchi compatti e saldati, e i parte dissolti per l’azione delle muffe che avevano letteralmente “digerito” il collante delle carte. Bonsanti, superata la fase di emergenza, decise di sottoporre quei documenti ad una accurata analisi presso lo stesso Laboratorio di Restauro dell’Istituto, e a una preliminare disinfezione per contrastare gli attacchi microbici già in atto. Tuttavia solo a partire dal 1999 si è potuto iniziare un complessivo progetto di restauro grazie al fondamentale sostegno della Regione Toscana, che ha reso possibile anche l’ordinamento e la catalogazione informatica di tutto il materiale. Questo meticoloso lavoro, portato a compimento nel 2006, ha permesso di recuperare in larga parte il Fondo Gadda, e di mettere a disposizione degli studiosi di questo sommo scrittore del Novecento gli oltre 15.000 pezzi del suo archivio personale e familiare.
La mostra resterà aperta fino al 20 febbraio 2017.
Orario: lunedì, martedì e venerdì 9-13, mercoledì e giovedì 9-17