Nel novembre 2023, il governo italiano e quello albanese firmarono un accordo in base al quale le persone migranti soccorse dalle autorità italiane nel Mar Mediterraneo non sarebbero state fatte sbarcare in un porto italiano, ma in Albania (l’accordo è attualmente “congelato” in attesa che il 4 dicembre la Cassazione decida sui ricorsi del Governo contro le mancate convalide dei primi trattenimenti).
Negli ultimi decenni l’idea di “esternalizzare” il controllo dell’immigrazione si è fatta largo nelle politiche europee e l’accordo Italia-Albania ne è la prima applicazione. È previsto nel protocollo che l’Albania ospiti piattaforme di sbarco per persone intercettate durante gli attraversamenti non autorizzati dei confini e soccorsi in mare dalla Guardia Costiera italiana, dalla Polizia di Frontiera e dalla Marina Militare. Secondo l’accordo, l’Albania concede due aree del suo territorio al governo italiano per edificarvi due strutture ricettive. L’accordo specifica, inoltre, che in queste porzioni di territorio albanese si applicherà la giurisdizione italiana. Oltre che sugli enormi costi dell’operazione, si possono sollevare forti riserve sul piano etico e su quello giuridico, come quelle, scontate, delle forze politiche dell’opposizione, ma anche di buona parte dei cittadini italiani; ma resta comunque aperto il problema, dell’Italia e dell’Europa, di come difendere i loro confini da flussi incontrollati di migranti, fatto salvo il dovere di soccorrerli quando le carrette del mare naufragano nel Mediterraneo.
In Italia, le rigidità politiche e ideologiche di destra e di sinistra impediscono di trovare convergenze su soluzioni concrete al problema tra chi invoca la sacralità dei confini della Patria e chi li vorrebbe tout court eliminare a favore di un’indiscriminata accoglienza. Le conseguenze di una politica meramente permissiva sarebbe la presenza in Italia di migliaia di migranti che vivrebbero senza occupazione e senza casa, oppure sfruttati da schiavi nel mercato del lavoro nero e segregati nei quartieri degradati delle nostre città o, peggio ancora, costretti a delinquere.
La stessa ONU ricorda, tra i principi della Carta delle Nazioni Unite del 1945, che il rispetto e il principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-determinazione dei popoli non possono mettere in discussione la certezza dei confini nazionali e la stabilità politica degli stati. Nell’ambito di queste problematiche politico-territoriali ci viene in aiuto anche la geopolitica, lo studio delle relazioni politico-militari tra le nazioni e le loro cause, tra cui la demografia e i flussi migratori. Se quindi i problemi politici, e le contese che ne nascono, traggono origine da fatti d’ordine territoriale, la difesa dei confini, che storicamente hanno definito lo spazio di una nazione e la sua sovranità, non può che essere il primo fondamento per decidere da che parte stare quando scoppiano conflitti armati tra nazioni, come l’Ucraina invasa dalla Russia e Israele aggredita da Hamas e dagli Hezbollah, anche se l’opinione pubblica è comprensibilmente allarmata dal rischio che le guerre locali si trasformino in guerre mondiali e colpita dai tragici costi in termine di vite umane.
E forse i giovani manifestanti che in buona fede lottano per una Palestina libera dalla presunta “oppressione coloniale” israeliana, potrebbero aver dei dubbi sulla fondatezza delle loro proteste, se conoscessero realmente la storia e la geografia di quelle terre del Medio Oriente da troppi anni senza pace. Per concludere, una considerazione di carattere scolastico. Non sempre nello studio della storia si insiste abbastanza nel chiarire la collocazione geografica degli eventi. Particolarmente utile sarebbe il confronto tra i confini in cui si svolsero e quelli attuali, che potrebbe essere facilitato rendendo visibili anche questi ultimi, tracciati con linee puntinate. Nella carta degli Stati italiani cinquecenteschi, per esempio, sarebbero immediatamente evidenti le differenze tra passato e presente inserendo anche confini delle attuali regioni. E sempre nel raffronto tra le cartine storiche dell’Italia si conoscerebbero le ragioni degli attuali confini politici del territorio nazionale, costituitisi nel corso degli anni del Risorgimento e della costruzione dello Stato italiano.
Mappa politica attuale dell’Italia