Al Funaro, Centro Culturale di Pistoia, la storia di una studiosa brillante: con le leggi razziali perse il lavoro e poi fu arrestata a Firenze
La storia di una scienziata ebrea, del suo brillante percorso accademico tra le due guerre e il dramma delle leggi razziali, con le vite che queste spezzarono. Lo spettacolo in musica Diario di guerra. Vita immaginaria diEnrica Calabresi(Ferrara 1891- Firenze 1944), messa in scena al Funaro domenica 26 gennaio, ripercorre la vicenda della zoologa che insegnò nelle università di Firenze e di Pisa, prima di esserne cacciata dopo il 1938, e che si tolse la vita per non prendere il treno che l’avrebbe condotta a Auschwitz. Scritto da Isotta Toso, regia di Stefano Cioffi e musiche dal vivo di Gabriele Coen (sax e clarinetto) e Riccardo Battisti alla fisarmonica, vede nei panni della studiosa l’attrice Alessandra Evangelisti.
«Racconta l’impatto delle leggi razziali in Italia nell’esistenza di una persona», dice Coen, autore della parte musicale. «A Calabresi, tra le prime donne a ottenere una cattedra universitaria, tolsero il lavoro e la possibilità di una vita normale. La sua storia è esemplare su ciò che può portare la discriminazione razziale ed è un’occasione di riflessione anche per l’oggi, per non dimenticare ciò che è successo e mantenere alta l’attenzione». L’evento è in programma nell’ambito di «Le parole di Hurbinek. Giornate della memoria», rassegna ideata e diretta dallo storico Massimo Bucciantini con teatro, lezioni civili e progetti per le scuole fino a domani, ed è introdotto dallo storico della musica Francesco Martinelli, da Michele Battini dell’università di Pisa e da Alessandra Sforzi, docente e ricercatrice che anni fa si adoperò per recuperare la memoria della scienziata.
Da Ferrara Calabresi si trasferì a Firenze per laurearsi in Scienze naturali. Qui conobbe il fidanzato Giovanni De Gasperi, che perse la vita nella Prima guerra mondiale. Così lei partì come volontaria con la Croce Rossa al fronte. Dopo il conflitto tornò alla vita accademica, in un clima che però negli anni successivi cambiò progressivamente. Lo spettacolo lo ricostruisce tramite un intreccio di parole e note. «Con due piani sonori — spiega Coen — il primo dei quali sul racconto della vita quotidiana di una famiglia ebrea italiana, con un’ispirazione musicale più morbida. Dopo emerge un’atmosfera più drammatica. Si tratta di composizioni originali che attingono a materiale musicale ebraico». Negli anni 30 lasciò la Specola (che le ha intitolato il reparto di entomologia, la ricorda inoltre una pietra d’inciampo in via del Proconsolo) per insegnare al Galileo, dove tra i suoi allievi ci fu anche Margherita Hack. Ottenne una nuova cattedra a Pisa, ma fu per poco a causa delle leggi del ‘38. Nel ‘44 fu arrestata e portata nel carcere di Santa Verdiana, dove il 20 gennaio morì dopo aver ingerito una fiala di veleno.
Giulia Gonfiantini Corriere Fiorentino 26 gennaio 2025
Pietra d’inciampo in via del Proconsolo Firenze