La storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità.
Cicerone, De Oratore
Nei recenti esami di stato tra le diverse tracce della prova di italiano ce ne sono state due di ambito storico: un saggio breve sul Mediterraneo, atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà, che comunque presupponeva per essere svolto conoscenze storiche dei tempi in cui era chiamato Mare nostrum.
L’altro tema più specificatamente storico chiedeva agli studenti di riflettere sulle fasi salienti della Resistenza, anche a partire dai contenuti di un testo di Dardano Fanelli, un generale dell’esercito italiano che passò dalla parte dei partigiani e fu fucilato dai tedeschi nella strage delle Fosse Ardeatine.
Ebbene solo una percentuale irrisoria dei candidati ha scelto questi temi, il tema invece più gettonato è stato un saggio breve di ambito tecnico-scientifico sullo sviluppo scientifico e tecnologico dell’elettronica e dell’informatica che ha trasformato il mondo della comunicazione, dominato oggi dalla connettività.
Non c’è da meravigliarsi: i nostri giovani, definiti da pedagogisti e sociologi à la page nativi digitali 2.0, vivono il mondo solo in termini di connessione informatica con un presente totalizzante e non sanno più connettersi né culturalmente né tanto meno storicamente con il passato del loro Paese.
Nell’attuale società dei consumi, del consumismo compulsivo del qui e dell’ora, la memoria non costituisce più progetto di pianificazione per il presente o per il futuro e quindi per le nuove generazioni vien meno il tempo degli ideali e delle speranze in un mondo migliore
Lo storico francese Pierre Norà già nel 1978 affermava invece l’importanza per i membri di una comunità di qualsiasi nazionalità della conservazione di una memoria collettiva come il ricordo o l’insieme dei ricordi, più o meno consci, di un’esperienza vissuta o mitizzata da una collettività vivente della cui identità fa parte integrante il sentimento del passato.
E la scuola è il principale luogo deputato dove si dà appunto la conoscenza ed il sentimento del passato: una scuola moderna, fornita sì di strumentazioni digitali, con buoni docenti ed autorevoli presidi, con una chiara e qualificata articolazione di corsi di studi, da quelli umanistici a quelli professionali, ma anche con una forte identità culturale e nazionale.
Ed il fondamento della scuola italiana in qualsiasi curricolo di studi non può che essere la conoscenza della storia patria ed il possesso della lingua madre, solo così i nostri giovani, nativi digitali,potranno nel prossimo futuro essere una classe dirigente, migliore di quella attuale, in grado di affrontare le sfide di un mondo complesso e globalizzato.